È notizia di queste ora che la sindaca di Roma Virginia Raggi è indagata per la vicenda dello stadio di Tor di Valle, per la quale furono già arrestati Luca Parnasi e Luca Lanzalone.
Lanzalone, ricordiamolo, è quell’avvocato che dopo aver collaborato con l’amministrazione 5 Stelle di Livorno venne mandato a Roma per seguire importanti dossier. Tra cui, appunto, quello dello Stadio. Lanzalone è anche colui che, materialmente, scrive il nuovo statuto del Movimento 5 Stelle. Quello statuto che, all’articolo uno, assegna all’associazione Rousseau di Davide Casaleggio il compito di gestire il partito. In virtù di questo articolo, Casaleggio tramite Rousseau raccoglie e amministra milioni di euro per conto del Movimento, in totale autonomia.
In questo contesto, è davvero singolare che si sia persa traccia di una notizia: a febbraio 2017, quando ancora non si sapeva chi fosse Lanzalone, ci fu un incontro importante. Era il periodo in cui si doveva decidere la sorte del progetto stadio, il periodo del Francesco Totti di “famo sto stadio”, dell’hashtag #unostadiofattobene… insomma, grande pressione, grande incertezza. A risolvere la situazione scendono a Roma Beppe Grillo e, guarda un po’, Davide Casaleggio. Le cronache dell’epoca parlano di “vertice risolutivo”, Casaleggio viene accompagnato da Loquenzi e Casalino (all’epoca capi della comunicazione del partito). Ma Casaleggio che c’entra?
Possibile che non ci si ricordi di questo dettaglio così decisivo?
Casaleggio è il dominus del partito, ne gestisce l’amministrazione, i soldi, i processi democratici. Suo padre e Beppe Grillo avevano siglato un “contratto” con i candidati al comune di Roma che imponevano il via libera preliminare “dello staff” per qualsiasi atto di alta amministrazione. Cosa ci faceva Davide Casaleggio al “vertice risolutivo” sulla vicenda dello Stadio della Roma? Qualcuno si sta occupando di capirlo?