Ciò che Calenda non vede del Movimento 5 Stelle

Ho finito di leggere “Orizzonti Selvaggi”, di Carlo Calenda. L’ex ministro dello sviluppo economico dei governi Renzi e Gentiloni fa un’interessante quanto utile analisi dello stato di salute delle democrazie occidentali. I traguardi, le prospettive come pure i problemi e i limiti del modo in cui è stata gestita la globalizzazione. Non voglio però fare una recensione: ne trovate una ben fatta qui, a firma Stefano Feltri.

Voglio criticare un passaggio, nelle ultime pagine, che riguarda il Movimento 5 Stelle. Calenda (s)cade nel solito cliché: il partito nato dal “vaffa” di un comico miliardario. Non vengono mai nominati Casaleggio, Gianroberto e Davide, l’associazione Rousseau, il conflitto d’interessi dell’Erede. Viene confusa una storia complessa e in evoluzione con il suo frontman.

Io e Nicola Biondo abbiamo ben descritto, in Supernova, la macchina di cui Grillo è solo la figurina. Il Movimento 5 Stelle non nasce dal “vaffa” del V-Day, ma dalla mente e soprattutto dagli uffici di Gianroberto Casaleggio.

Il suo elettorato è stato cavia, prima sul Blog poi sui social, dei tentativi – spesso riusciti – d’ingegneria sociale che ci ha spiegato Carlo Baffè, già dipendente di Gianroberto in WebEgg.

Dopo la morte di Gianroberto, il partito è passato di mano tramite una successione di quote societarie al figlio Davide. Il quale, non interessato alla politica ma solo a quello che la politica avrebbe potuto portare alla sua società, ha costruito una rete di soggetti giuridici che gli garantisce di esercitare influenza e potere senza che questi siano codificati negli statuti e nei regolamenti. Cioè senza che possa essere sottoposto ad alcun controllo democratico.

Il sistema Casaleggio ha piazzato propri uomini in molti ruoli apicali dello Stato e amministra il primo partito del Paese e di governo.

Non esattamente solo un partito nato da un “vaffa”.

L’ultima telefonata

La voce è un grido e il grido è un “Vaffanculo”.

Solo che non c’è una folla acclamante davanti, e non c’è una piazza.

C’è un uomo e quell’uomo è Beppe Grillo. E l’invito ad andare a quel paese è rivolto a lui. Al telefono. Da Gianroberto Casaleggio.

Ironia del destino, si direbbe. La storia dell’amicizia tra il comico e il manager si conclude com’era iniziata quella del MoVimento 5 stelle.

“Vaffanculo! Non ti voglio più sentire”: queste sono le ultime parole che Grillo ascolta dal Samurai, guerriero ormai stanco e giunto alla fine della sua battaglia contro un male che lo sta uccidendo. E infatti pochi giorni dopo Casaleggio morirà in una stanza dell’Istituto auxologico italiano di via Mosè Bianchi a Milano, vicino alla sua casa che si trova in zona Fiera, dove è ricoverato, registrato sotto il nome falso, da lui stesso inventato, di Gianni Isolato.

La morte di Casaleggio, dopo quell’ultima telefonata, senza la possibilità di un ultimo chiarimento, un riavvicinamento, devasta Beppe Grillo. I suoi amici, le persone a lui più vicine — poche, in realtà, davvero poche, quelle del MoVimento — lo descrivono come un uomo distrutto e smarrito.

Piange, Beppe Grillo. L’uomo che ha fatto ridere l’Italia, poi l’ha fatta arrabbiare, l’inventore del più grande esperimento di partecipazione dal basso mai fatto in Europa, adesso, piange.

Piange per l’amico Gianroberto. Piange per le parole che non si sono detti, o per quelle di troppo. “Negli ultimi tempi Gianroberto si era come incattivito. A volte stentavo a riconoscerlo. Mi spiace sia finita così…” commenta con i suoi.

Ma piange soprattutto, perché sa: senza il Samurai adesso diventa tutto più difficile. Grillo è davvero solo.

Quell’ultima telefonata è uno dei passaggi più rilevanti e drammatici della storia del MoVimento: testimonia quello che il MoVimento già non è più, spiega cosa sta diventando, descrive il rimpianto di Beppe per quello che sarebbe dovuto essere.

È il paradigma di un nuovo assestamento strutturale che la “dirigenza” del MoVimento, nel silenzio totale degli iscritti che poco o nulla sanno, sta perseguendo, e di cui Grillo da tempo si lamenta, ricordando con nostalgia i primi anni del Blog, i primi successi politici, piccoli ma autentici.

La partita è in corso. Ed è la vera partita, la madre di tutte le battaglie, all’interno del MoVimento 5 stelle. Altro che Virginia Raggi, i problemi a Roma o in altre parti d’Italia, le inchieste, le gaffe di Di Maio…

La posta, è enorme. Chi ha le mani sul MoVimento può controllare gli iscritti al Blog, che compongono un database sterminato, determinante per una piccola azienda di marketing digitale, e allo stesso tempo indispensabile per chi voglia guidare il MoVimento.

Sui rapporti stretti, a volte simbiotici, tra i due fondatori si è scritto molto, ma pochi, pochissimi, sanno che negli ultimi mesi di vita Casaleggio non ha informato Grillo di alcuni passaggi fondamentali: la nascita del Blog delle stelle, per esempio, e quella del portale Rousseau. Da Genova la cosa è stata presa male, perché in questo modo non è più il Blog di Beppe Grillo al centro delle attenzioni; il motore propulsore del MoVimento, la sua comunicazione, non passano più da quel portale, ma migrano altrove. Il Samurai Casaleggio sceglie di esternalizzare una serie di servizi, guardando oltre il vecchio sodale, tutelando da una parte la sua azienda, dall’altra accontentando le richieste dei parlamentari che vogliono a tutti i costi un loro spazio che non sia all’ombra del Blog di Grillo.

E questo ovviamente al comico genovese non va giù.

Perché da tempo lui stesso si trova a disagio.

Gli “girano le scatole” — come lui stesso dice — per quello che si va delineando nella marcia verso il potere della sua creatura.

Prima di salire sul palco di Imola alla Festa nazionale dei 5 stelle, nell’Ottobre del 2015, confessa ad alcuni parlamentari: “Non credo sia questo che la nostra gente vuole, io non mi riconosco in questa roba…”

Si cala lo stesso la maschera delle serate migliori ma con il microfono in mano assesta delle bordate spaventose sui MeetUp sempre in guerra e sui parlamentari. Uno in particolare: Luigi Di Maio. “Adesso è una macchina da guerra. Ma quando lo abbiamo preso in provincia di Napoli, parlava come Bassolino…” è la battuta più perfida che dedica al deputato campano. Il Samurai gli fa eco: “Non ci faremo imporre il candidato Presidente del Consiglio dalle tv.”

Solo che Grillo, fuori dal palco, nel MoVimento, conta sempre meno, soprattutto nella sua gestione quotidiana, ormai sempre più accentrata a Roma. E diminuisce progressivamente anche il peso di Casaleggio, che delega, stremato, sempre più la gestione manageriale al figlio Davide.

I fondatori del MoVimento perdono progressivamente tutti i loro riferimenti tra i parlamentari. Rimane soltanto la fedele deputata Carla Ruocco, stimata da Grillo e dal Samurai.

Era stata lei qualche mese prima, nel Gennaio del 2015, ad andare su tutte le furie dopo la Notte dell’onestà a Roma, l’iniziativa dei 5 stelle contro la corruzione e per tenere alta l’attenzione sui fatti emersi dall’inchiesta Mafia Capitale. “D’ora in poi possiamo fare a meno di Beppe” dicono Di Maio e Di Battista, facendo il bilancio dell’iniziativa. E che Beppe non fosse ospite gradito su quel palco era così noto che, all’inizio, in scaletta non compariva nemmeno il suo nome. Lui si prende comunque la scena e, per chiarire i termini della questione, manda a quel paese Renzi, con il quale Di Maio sta in quel periodo flirtando su legge elettorale e altri temi.

“Siete degli ingrati” urla Ruocco inviperita — mentre Fico rimane basito e senza parole — di fronte alle parole dei nuovi leader, parole che le sembrano ingenerose nei confronti del fondatore. A cui ovviamente riferisce l’accaduto.

Poche ore dopo la morte di Casaleggio, è sempre Carla Ruocco a manifestare ad alcuni suoi colleghi tutta la solitudine sua e di Grillo. “Lui è morto, Beppe è isolato e io rimango in mezzo a quei ragazzini cattivi…”. Il riferimento è chiaro.

E in questa storia, di isolato, come abbiamo detto, non c’è solo il nome finto con il quale Casaleggio si registra in clinica. Isolato ormai è Grillo. Lasciando tutto nelle mani di altri, Casaleggio ha di fatto permesso la scalata al MoVimento 5 stelle, consentendo, pur forse non volendo arrivare a questo, che altri lo facessero progressivamente fuori dalla creatura che lui stesso aveva ideato e fondato.

Qualcuno vuole mettere pressione a Grillo perché molli. E così viene fuori che Grillo sarebbe intenzionato a lasciare il simbolo al direttorio.

In molti chiamano il fondatore per avere conferma. Ma Beppe li rassicura: “Non ci penso nemmeno, state tranquilli”.

E così l’ultima spallata a Grillo viene sventata. Ma la resa dei conti è solo rimandata.

Nel frattempo, la cabina di regia del MoVimento vive momenti di grande confusione. Non c’è una guida, non c’è uno statuto. Non si sa neanche quanti siano gli iscritti. Le loro identità sono note solo ai gestori tecnici del Blog e della piattaforma Rousseau.

La domanda è: a chi appartengono gli iscritti del MoVimento? All’associazione MoVimento 5 stelle o all’azienda nei cui server sono contenuti tutti quei dati? E chi li gestirà in futuro quando sarà pronto un nuovo statuto del MoVimento con precisi incarichi?

Da un lato, per la Casaleggio conoscere il comportamento sulla piattaforma e sul Blog degli iscritti ha un enorme valore commerciale. In questo caso, vale la massima molto nota nel settore: quando un servizio online è gratis, significa che il prodotto sei tu.

Dall’altro, sapere come la pensino gli iscritti di un certo territorio, su un determinato tema, o perfino gli stessi parlamentari, è un vantaggio competitivo non indifferente sia verso l’interno che verso l’esterno, per chiunque voglia guidare il partito: Di Maio, se vuole prendere in mano le redini del MoVimento, deve avere accesso a quei dati. Sapere chi, nel gruppo parlamentare, ha votato pro o contro il direttorio, pro o contro l’abolizione del reato di clandestinità, pro o contro le unioni civili, per esempio, farebbe la differenza.

Rousseau e il controllo del voto

Le primarie di Roma monitorate da Milano

Beppe Grillo e Filippo Pittarello

Il Garante della Privacy ha dimostrato che i voti su Rousseau non sono sicuri né, soprattutto, segreti. Il concretizzarsi di questo pericolo è ben descritto in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle.

Se c’è una persona che può spiegare in che modo viene controllato da Milano il voto su Rousseau è Filippo Pittarello, ex dipendente di Casaleggio Associati, ora funzionario M5S al Parlamento Europeo, molto vicino a David Borrelli dell’Associazione Rousseau. Ecco il racconto di chi quelle primarie le ha vissute “in diretta”, estratto dal libro.

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Agostini [del MeetUp di Roma] ha rapporti diretti e molto amichevoli con Casaleggio e quando a Roma arriva il momento di presentarsi alle elezioni — siamo alla fine del 2012 — è lui che organizza le primarie online per le elezioni comunali. Non sulla piattaforma della Casaleggio ma su un server autonomo: cittadini informati e democrazia diretta come stelle polari.

L’affluenza è buona, per i candidati a sindaco si organizza anche un confronto pubblico con un format in pieno stile televisivo. Tutto è pronto per scegliere chi sfiderà Ignazio Marino. Dopo il successo di febbraio c’è chi crede possibile conquistare anche il Campidoglio.

L’unico a non crederci, anzi a sperare che questo non succeda è proprio Beppe Grillo. “Se la tenessero Roma…” dice di fronte a molti testimoni.

Sa che il MoVimento non è attrezzato a quel salto, stare all’opposizione è in fondo molto più comodo, almeno in quel momento.

Comunque sia, nel 2013 i miti fondativi del MoVimento sulla carta ancora reggono.

Ma da Milano arriva l’ordine, puntuale.

“Fu deciso” racconta Agostini “contro ogni logica di far votare il candidato sindaco sulla loro piattaforma. Provai a parlarne con Gianroberto ma fu irremovibile. Ma quello che mi sorprese fu altro. Quando gli chiesi se pensava di far verificare le votazioni online da un ente terzo la sua risposta arrivò come un maglio: ‘Col cazzo che faccio entrare una società estranea nel mio database…’”

Non finisce qui.

A Roma dopo anni di dissapori e divisioni, c’è un candidato forte: si chiama Daniele Frongia.

Il suo sfidante è meno conosciuto ma è appoggiato da Roberta Lombardi, in quel momento capogruppo e presidente del M5S alla Camera.

A Roma, l’attivismo ha una frattura: o stai con Roberta o sei suo nemico.

Il suo candidato è Marcello De Vito: apprezzato sì ma a dire di molti — tra cui anche Grillo — privo di fascino.

Agostini è molto legato a Frongia. E il giorno delle votazioni sul Blog è sulle spine.

“Decidono i cittadini, decidono i romani, non i partiti.” È uno degli slogan del MoVimento.

“Per questo” continua Agostini “quando ricevo la chiamata da Milano rimango di sasso. Era Filippo Pittarello che voleva avvertirmi che Daniele era nettamente in testa…”.

Agostini è sorpreso perché questo significa che il software della Casaleggio permette a chi ha le password di osservare in tempo reale chi vota, come vota. Una situazione che apre la porta a qualsiasi sospetto, anche i peggiori.

Il pensiero di Agostini torna a quel diktat, alla decisione di trasferire le votazioni da un server indipendente a quello della Casaleggio.

Ma le sorprese di quel giorno di marzo non finiscono qui.

Per tutto il pomeriggio da Milano confermano il trend su Frongia, sarà lui il candidato del MoVimento a Roma.

Pochi minuti dopo la chiusura delle votazioni Agostini però riceve un’altra chiamata da Milano. Al telefono è sempre Pittarello, “Mi spiace, Marco, comunica a Daniele che non ce l’ha fatta, ha vinto Marcello…”.


Io e Nicola Biondo abbiamo scritto come nasce, cresce e muta il MoVimento 5 Stelle in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle. Eravamo stretti collaboratori di Gianroberto Casaleggio; eravamo, dal 2007 al 2014, lì dove le cose succedevano: nello studio di Milano, dove il M5S è nato, e nell’ufficio Comunicazione della Camera. In questo libro raccontiamo la storia di come il sogno di Gianroberto Casaleggio sia diventato un pericoloso inganno.

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Lo Staff

Lo staff, oggi, è uno dei tanti termini che l’avvento del MoVimento ha imposto nella cronaca politica. Apparire nuovo ha le sue liturgie, i suoi costi e precise regole.

“Staff” rimanda a un’idea di costruzione e sicurezza di un evento, cancella l’idea di una direzione, di una centralizzazione, di una guida.

“Staff” spersonalizza una questione, la rende neutra, priva di passione, una problema da risolvere per passare al prossimo.

Il Blog avrà successo perché ha dietro uno “staff”, anche se la narrazione vorrebbe far credere che fosse bastata una buona idea e un po’ del tempo libero di Grillo regalati ai lettori.

Se la democrazia diretta è il fine, uno staff lavora per quell’obiettivo, cancellando d’un colpo quei termini grigi e polverosi del secolo scorso — segreteria, presidenza, comitati ecc. — che rimandano ai partiti e alle loro strutture. Ma lo fa da una posizione esterna, disinteressata, non ha responsabilità — quindi non ha colpe — è solo parte dell’ingranaggio, sostituibile come tutti. I membri dello “staff” sono in qualche modo tutelati. Una costruzione a suo modo geniale, che permette oggi a Luigi Di Maio di dire di Davide Casaleggio che “è solo il tecnico che ci aiuta con la piattaforma Rousseau”.

Grillo — non ancora auto nominatosi capo politico — era il megafono, il garante, e Gianroberto Casaleggio non stava “dietro, ma al suo fianco”, come avrebbe detto al Corriere della Sera, e non c’era nessun corpo intermedio tra i due e gli attivisti. Tranne, appunto, lo staff.

Lo staff però ha un datore di lavoro, appartiene a un’azienda, non al Blog o, successivamente, al MoVimento ma alla Casaleggio Associati srl.

Qualsiasi azione dello staff dipende dall’azienda.

Tutti ormai sanno chi fa parte dello staff, ma l’anonimizzazione è un tratto distintivo, serve a spersonalizzare e tracciare un confine chiaro seppur non visibile tra chi prende le decisioni o partecipa a esse e chi obbedisce. Niente male per chi vuole creare una comunità.

Lo staff è composto dal nucleo dirigente della Casaleggio, tutti i soci e alcuni tra i dipendenti più fidati. In via Morone, a Milano, si verificano tutti gli strani incroci che solo le grandi storie sanno mettere in scena: amore e odio, luce e oscurità, creazione e morte, business e attivismo. Via Morone è creazione e cieca obbedienza, è il posto in cui è successo tutto, è sala parto e luogo del delitto, è incubatrice e tomba. È qui che Gianroberto Casaleggio ha scritto: “Ogni eletto risponderà al Programma M5S e alla propria coscienza, non a organi direttivi.”

E, per ironia della sorte, proprio lo staff propaganderà le sue parole.

Di Pietro e il Blog di Grillo: gli interessi incrociati tra politica e business

Il MoVimento 5 Stelle nasce per iniziativa di Gianroberto Casaleggio che, tramite la sua azienda, crea il Blog di Grillo, lo fa crescere e lo trasforma in un partito. Con quali soldi e con quali energie? In Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle raccontiamo come il “boom” del 2013 nasce da lontano, quando Antonio Di Pietro e Italia dei Valori erano anch’essi clienti di Casaleggio Associati e il Blog era finanziariamente in perdita. Qui un breve estratto. Tutta la storia la trovate nel libro.

Il Blog era anche, inevitabilmente, un’iniziativa commerciale, come disse lo stesso Grillo nel 2012 a un attivista: “…lui (Casaleggio, nda) è un manager e vorrebbe anche farlo fruttare, dal suo punto di vista. Fino ad adesso ci abbiamo solo rimesso.” Per un paio d’anni il Blog fu finanziariamente autosufficiente.

C’era un delicato equilibrio di interessi incrociati, tutti legittimi, di cui la Casaleggio Associati era il fulcro. Grillo, dopo anni passati in tournée nei palazzetti e sul palco delle convention delle grandi aziende, ritrovava la visibilità nazionale perduta dopo l’uscita dalla Rai e, in cambio, cedeva a Casaleggio il diritto di sfruttamento della sua immagine per la vendita di libri e dvd. I lettori del Blog trovavano nuovi strumenti per organizzarsi, discutere, promuovere iniziative virtuose nelle proprie comunità e, in cambio, facevano sostanzialmente pubblicità al Blog. Di Pietro, anche lui cliente della Casaleggio Associati, poteva di fatto coordinare la sua comunicazione con quella di Grillo, raccogliendo grande consenso nell’area politica che il Blog stava costituendo, in cambio delle cospicue parcelle versate all’azienda. In quel momento frequentava il Blog per lo più un elettorato di sinistra. Di Pietro vedeva la possibilità, un giorno, di lanciare la sua Opa al neonato Partito democratico. L’equilibrio finanziario del Blog è durato poco: presto libri e dvd non sono più stati sufficienti e le perdite venivano coperte dal bilancio della Casaleggio Associati.

Incrociando i conti dell’azienda e di Italia dei Valori si può dire, col senno di poi, che il partito abbia finanziato il proprio disastro politico. Con fondi pubblici.

Laura Boldrini, Milano cavalca l’onda dell’odio in Rete

Cosa disse Casaleggio sugli insulti alla Presidente della Camera

Laura Boldrini (Ansa)

L’episodio più noto dello scontro tra il MoVimento 5 Stelle e Laura Boldrini è la pubblicazione sui profili social di Beppe Grillo di un video satirico sulla Presidente della Camera, accompagnato da un commento disgustoso: “Cosa fareste in macchina con la Boldrini?”. Il risultato fu scontato: migliaia e migliaia di commenti pieni di odio e insulti.

Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle è disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo

In Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle raccontiamo la conversazione che intercorse tra Nicola Biondo, capo della Comunicazione M5S alla Camera, e il fondatore Gianroberto Casaleggio. Supernova è disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo.

“Ti rendi conto che se la Boldrini querelasse la tua azienda finirebbe a gambe per aria?”

Era l’inizio di Marzo del 2014. Per giorni avevo portato l’imbarazzo e la vergogna addosso. Prendere in giro un potente è giusto, lecito, un diritto protetto dalla legge. Darlo in pasto alle peggiori pulsioni della Rete è stupido, irresponsabile. Il video di un attivista pubblicato in Rete era esilarante: un ragazzo al volante con accanto un cartonato raffigurante la presidente della Camera a cui venivano poste domande, ragionamenti, proposte. Tutto qui, tutto molto lieve. E invece la Casaleggio decise di pigiare sull’acceleratore dell’odio becero titolando sulle pagine del Blog il video in questo modo: “Cosa fareste in auto con la Boldrini.” Il web tirò fuori il peggio, tutto il peggio. E uno dei responsabili della comunicazione di fronte a quelli che la presidente della Camera definì “stupratori del web” rispose così, “tranquilla Laura che tu non corri nessun rischio”.

Da qui il sentimento di frustrazione, imbarazzo, vergogna. E la mia domanda retorica a Gianroberto pochi giorni dopo l’accaduto.

“Vuol dire che mi assumerai qui da te all’ufficio comunicazione” rispose, provando a stemperare la tensione con una battuta.

“Roberto, questa cosa non deve più accadere. Fare satira è una cosa, aizzare i buzzurri della Rete è un’altra. Il MoVimento cerca competenze, non ’sta robaccia…”

“Delle conseguenze non ti preoccupare. Ma noi dobbiamo imparare a canalizzare il sentiment della Rete e usarlo. Oggi abbiamo sbagliato ma il risultato che ne è venuto fuori ci dice che la Rete è dalla nostra parte. È la Rete che decide la reputazione delle persone. Per il futuro dobbiamo essere in grado di canalizzare questo sentiment senza apparire direttamente, governandolo.”

Mi vennero i brividi. Io che sognavo un nuovo inizio luminoso e pieno di gioia per il mio Paese avrei dovuto accettare la politica della calunnia, dell’anonimizzazione, dell’orda?

Mi spaventai moltissimo, e così questo scambio di battute finì dritto nel mio diario.



Io e Nicola Biondo abbiamo scritto come nasce, cresce e muta il MoVimento 5 Stelle in Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle. Eravamo presenti, dal 2007 al 2014 lì dove le cose succedevano, dlla creazione all’arrivo in Parlamento del M5S: in questo libro raccontiamo la storia di come il sogno di Gianroberto Casaleggio sia diventato un pericoloso inganno.

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Raggi e Di Maio: stessi guai, stesso destino

Perché il MoVimento minimizza così sfacciatamente i guai giudiziari di Virginia Raggi? Perché Raggi è legata a doppio filo a Luigi Di Maio: per lei si è speso senza riserve fuori e dentro il partito, prima e dopo le elezioni.

Per lei, ma anche per lui, com’è noto, sono già state applicate impensabili deroghe allo Statuto che, teoricamente, vieta di candidare indagati e impone loro le dimissioni qualora si fosse già in carica.

L’altro grande sponsor di Raggi è Luigi Di Maio. Nella notte della vittoria, a seguirla come un’ombra è il suo capo staff Vincenzo Spadafora: Raggi in pochi giorni piazza come assessori al Campidoglio due suoi stretti ex collaboratori. Per Luigi il successo di Raggi è anche il suo trampolino di lancio verso Palazzo Chigi.

È a Luigi che Raggi si rivolge nei momenti più critici: è su di lui che si è appoggiata per difendere sia Muraro che Marra, lo ha convinto a proteggerla mentre mollava il tecnico Minenna, l’ha aiutata nel puntellare la sua disastrosa immagine.

Per lei sono stati cambiati i parametri morali del MoVimento: mentre prima qualcuno diceva che “ai politici non va applicata la presunzione di innocenza… Per me se c’è un dubbio non c’è alcun dubbio”, oggi che è indagata per abuso d’ufficio (il 28 settembre 2017 è stata chiesta l’archiviazione per questo reato e il rinvio a giudizio per falso, nda) il MoVimento ha inaugurato il garantismo a due velocità: veloce e spietato con gli avversari, dolce e pieno di riguardi con i suoi esponenti. E su di lei è stato disegnato un “nuovo codice morale” che fa entrare il MoVimento nel club dei partiti. Nonostante le grane giudiziarie, e le evidenti colpe politiche, non si deve dimettere.

Rousseau e la Rete del Grillo

Nelle cronache la Casaleggio Associati è sempre definita come la società che gestisce la parte tecnica del Blog, del sito del MoVimento e della piattaforma Rousseau. È la riduttiva narrazione voluta dalla stessa azienda, quella che l’onorevole Luigi Di Maio racconta al Tg1 dopo la morte di Gianroberto. Ma, come abbiamo visto, non è così. L’azienda è il cuore pulsante del MoVimento, che ne è diretta emanazione; le mosse di Davide, in particolare la fondazione dell’Associazione Rousseau dalla quale tiene fuori Grillo, suggeriscono che non ci sia l’intenzione di dare un ordine chiaro ai rapporti tra i due soggetti.

Non è un problema da poco e non è un problema di denaro. O almeno non lo è secondo gli ordini di grandezza a cui eravamo abituati prima di Internet, quando la comunicazione di massa costava tanto.

Non importa quale sia l’entità degli interessi in gioco: è di rilevanza pubblica che una sola persona abbia una grande influenza su un partito potenzialmente di governo, potendo amministrare i suoi processi democratici con grande discrezionalità, senza poteri di controllo interni. Come funzioni la piattaforma Rousseau, quali siano i livelli di accesso e sicurezza, come avvenga il conteggio dei voti, quali siano considerati validi, chi può votare. Tutto ciò è deciso negli uffici di Milano. A Milano si decide quali liste certificare; a Milano si decide chi, tra gli iscritti, ha diritto di voto, visto che questo si acquisisce dopo che il proprio documento di identità viene “convalidato” dagli amministratori della piattaforma; a Milano si decide perfino se e quando indire delle votazioni; a Milano si conosce chi vota cosa e come, anche tra i parlamentari che utilizzano Rousseau.

È di rilevanza pubblica perché Davide Casaleggio è anche presidente della propria società commerciale. A nome di chi parla, quando incontra i suoi clienti e fornitori nel mondo bancario o tra le aziende statali? Per conto dell’azienda o del MoVimento? Quali interessi persegue quando presenta la sua piattaforma Rousseau? Quelli di propaganda del MoVimento o quelli commerciali, per dimostrare le capacità della sua azienda?

A nome di chi parlano i dipendenti della Casaleggio Associati quando si intromettono nella vita del MoVimento, come Maurizio Benzi, socio dell’azienda, quando intervenne contro il Senatore Louis Alberto Orellana nella riunione del MeetUp che portò alla sua espulsione?

E, conoscendo il potere di Casaleggio su tutti gli iscritti, quali interessi perseguono i parlamentari del MoVimento quando presentano leggi che riguardano il business della comunicazione e la tassazione delle multinazionali che operano in Rete? Quelli dei cittadini o quelli di Milano?

Tutte domande che trovano risposta nel macroscopico conflitto di interessi, aggrovigliato come una matassa, che per incapacità organizzativa, per inerzia o peggio la dirigenza e la proprietà del MoVimento hanno creato nel corso degli anni.

Ogni occasione di fare chiarezza è risultata complessa, e da questa situazione hanno tratto vantaggio solo i pochi che hanno le chiavi di tutta la struttura: Davide Casaleggio, i suoi fedelissimi, i suoi dipendenti, la sua azienda. Tutti coloro che hanno a che fare col M5S, che siano parlamentari, parti sociali, imprenditori, partner politici devono prima o poi passare al vaglio di Milano. Dentro o fuori; sì o no; buoni o cattivi: alla fine, tutto passa da via Morone secondo logiche non esclusivamente politiche.

Probabilmente è ormai troppo tardi per porre rimedio: ma sarà utile avere un quadro chiaro se, fra pochi mesi, il MoVimento vincerà le elezioni politiche.

Resta tuttavia una conclusione. Se Silvio Berlusconi oggi avesse avuto vent’anni di meno e avesse scelto di “scendere in campo” con un suo partito, probabilmente avrebbe utilizzato lo stesso schema di Grillo e Casaleggio: la Rete, le società collegate, le fake news, le consulenze…

Ridurre quel sogno di movimento popolare che era il progetto 5 stelle in una Forza Italia 2.0 è stato forse uno dei delitti politici più efferati di questi ultimi anni.

La scalata di Di Maio

Questo è un estratto di Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle.

Una fonte parlamentare del MoVimento 5 Stelle ci racconta la scalata di Di Maio, tra incontri e colpi di mano contro l’Assemblea.

La sua agenda è nelle mani di quattro persone, tra cui spicca Vincenzo Spadafora, un passato politico peripatetico a tutti gli schieramenti con al suo attivo una serie di nomine in cariche di sottogoverno. È alla rete di contatti di Spadafora che Luigi affida il suo accreditamento all’esterno: incontri — quasi tutti privati — con diplomatici, imprenditori, lobbisti, amministratori delegati, direttori di giornali. Anche qui un tour personale, leaderistico, in cui mai l’aspirante inquilino di Palazzo Chigi ha pensato di coinvolgere altri colleghi e sui quali poche e scarne sono le informazioni in nome della trasparenza.

La domanda è: a nome di chi parlava Di Maio quando faceva questi incontri? E se non aveva alcuna investitura, perché li ha fatti e per giunta in solitaria?

Chi autorizza Di Maio a prendere posizioni divisive sulle unioni civili, sullo ius soli, sull’immigrazione, sull’abusivismo “di necessità” e su mille altri argomenti?

Ecco come l’insider racconta la sua scalata.

“Tornando alla scalata di Di Maio, l’arma vincente è proprio stata quella di escludere dall’assemblea la discussione, qualunque dinamica o strumento per mettere a punto la strategia.

L’assemblea parlamentare si svuota completamente di significato e potere, in parallelo va strutturandosi una corrente: chi è con il direttorio, e con Di Maio, e chi è contrario.

Il direttorio comincia a fare squadra coi colleghi “lobotomizzati” (quelli che non sanno e non vogliono capire bene le dinamiche). A loro, per convincerli che la strategia Di Maio sarà sempre la migliore e soprattutto quella alla quale non opporsi, iniziano a dare delle parti, dei ruoli, dei post sul Blog, delle citazioni pubbliche”.

Appoggio in cambio di visibilità.

Continua l’insider: “L’assemblea certamente non è stupida e riprende a vivere di malumori, ormai sepolti dopo la fuoriuscita dei dissidenti. Sono incapaci di gestirsi la discussione di grandi temi (compiti del direttorio, incompetenza della responsabile comunicazione, apparizioni televisive, evoluzioni delle regole interne al movimento). Tutto resta negli spifferi delle finestre di Montecitorio, in questo brutto alone di omertà, che poco ha a che fare con l’Onestà”.

I conti dell’azienda

Per legge, una s.r.l. come Casaleggio Associati è obbligata a depositare un bilancio presso la Camera di Commercio. Non ci sono però vincoli sulla stesura del bilancio: non è obbligatorio rendere pubblica la lista di clienti e fornitori, e nemmeno dettagliare le voci di costi e ricavi. Non ci sarebbe nulla di male, se l’azienda non fosse sempre stata e sia ancora il motore e il fulcro di un movimento politico che è il principale partito di opposizione del Paese, e che ha ottime probabilità di diventare maggioranza alle prossime elezioni.

E’ quindi di interesse pubblico conoscere le fonti di ricavo dell’azienda e le influenze che nel corso degli anni hanno contribuito in maniera determinante al successo del Movimento.

I bilanci della Casaleggio Associati, bisogna sottolineare, non evidenziano flussi di denaro particolarmente importanti per un’azienda che occupa tra le otto e le dodici persone nel corso degli anni. Il problema, semmai, è il contrario: i rossi di bilancio non possono essere sostenibili per lungo tempo; vedremo come il controllo di fatto del Movimento ha consentito alla società di trasferire alcuni costi ad altri soggetti legati al Partito e a garantirsi vitali ricavi.

Il blog di Grillo apre nel gennaio del 2005 e viene pubblicizzato durante la tournée teatrale di quell’anno, dal titolo “beppegrillo.it”.

Quanto costa? Tanto. Casaleggio stimava all’epoca un investimento minimo di poco più di 130.000 euro all’anno. Nel 2005 i costi di banda sono più alti di quelli di oggi, così come i costi dei server. Al blog, nel 2005, lavorano 2–3 persone, tra tecnici e curatori di contenuti, tra cui lo stesso Casaleggio.

Grillo non crede nel progetto e non ci mette un soldo.