Appendino e Di Battista, il nuovo accordo con Casaleggio

In questa prima puntata del nuovo corso del Podcast parliamo subito del nuovo possibile assetto del Movimento 5 Stelle. Mentre Crimi e Lombardi sono costretti a rispondere su Facebook a Casaleggio, che pubblica le sue condizioni sul Blog delle Stelle, Di Battista e Appendino si riposizionano per scalare il partito e stringono un accordo con Casaleggio.

Per la serie il ciarlatano della settimana (scherzo, non ne farò una rubrica, ma dovevo sputare questo rospo), un breve racconto della storia di Stefano Montanari.

Infine la storia che ha commosso il web: l’incredibile vicenda di Franco Sala, il re del Twitter, raccontato da David Puente.

È partita la fase tre del Movimento di Casaleggio

Sabato è partita la Fase tre del movimento di Casaleggio. La prima può essere identificata con i V-Day e le prime liste civiche; la seconda con lo sbarco in Parlamento e il governo con Salvini. La terza è stata formalizzata sabato e domenica scorsi.

Ogni passaggio di fase si può identificare con un fatto molto preciso e circostanziato: i vertici, Grillo e Casaleggio (prima Gianroberto e ora Davide), si liberano di zavorre che sono inutili per proseguire il percorso.

È una tecnica ben rodata ideata da Gianroberto Casaleggio ai tempi del Blog di Beppe Grillo: all’epoca, ogni tanto scriveva un post molto divisivo. Poteva essere sbilanciato a destra o a sinistra e serviva per allontanare chi non era intenzionato e seguire ciecamente la strada tracciata. Un giorno pubblicò un post razzista, che parlava dell’invasione dei “Rom della Romania” – peraltro la locuzione è specificatamente di Davide: mi disse che serviva per “liberarci di un po’ di questi sinistrorsi che infestano i commenti”.

Linguaggio familiare vero? L’invasione ricorda Salvini, no? E il termine “infestare” lo usa Trump con riferimento alle persone di colore.

Dalla fase uno alla fase due

Il primo passaggio di fase, lo abbiamo raccontato in Supernova, avvenne tra il 2012 e il 2013. Partito di Casaleggio si preparava per lo sbarco in Parlamento e serviva fare pulizia. Approfittando della vicenda di Giovanni Favia, che in uno sfogo registrato fuori onda denunciava quello che oggi conosciamo come il Sistema Casaleggio, Grillo fece un video ridicolo, contraddittorio e feroce: “fuori dalle palle chi pensa che io non sia democratico”. Alcuni se ne andarono prima del voto, altri furono espulsi dai gruppi parlamentari con una epurazione di massa mai vista prima nel primo anno di legislatura.

Dopo il voto europeo del 2014 i tempi erano maturi e il famoso “Direttorio” prese il controllo del partito, sottraendolo a Gianroberto, malato e fragile, con l’aiuto del figlio Davide che manovrava nell’ombra, costruendosi un ruolo e un’organizzazione con l’eredità.

Il primo cambio di fase è coinciso anche con la creazione di un’associazione Movimento 5 Stelle parallela rispetto alla prima (la vecchia “non-associazione”) da parte di Grillo, il suo commercialista e il suo avvocato-nipote.

Dal Direttorio, Luigi Di Maio prende di fatto il controllo del partito e alla fine del 2017 inizia il secondo passaggio di fase, che Di Maio e Casaleggio hanno formalizzato nel weekend passando alla fase tre del Movimento.

La fase tre

Anche in questo caso c’è una nuova struttura, un’altra associazione “Movimento 5 Stelle” fondata stavolta da Di Maio e Casaleggio, che affianca l’Associazione Rousseau. Lo statuto, scritto da Luca Lanzalone, mette all’articolo uno la creatura di Davide come unico fornitore possibile per la comunicazione.

Sabato è arrivata pure l’inizio dell’epurazione, in modalità che ricordano un po’ le minacce corleonesi: “mando il mio saluto ad Alessandro [Di Battista]. Gli ex ministri assenti sbagliano a non venire”, ha detto il padrone della baracca, Davide. Un messaggio chiaro: adesso siamo noi lo Stato. E si fa come dico io, chi non è d’accordo fuori dalle palle (cit).

Domenica Di Maio ha chiarito meglio gli obiettivi: stare al governo sempre, in ogni caso. Il che ha perfettamente senso: è il modo migliore per Casaleggio per ottenere vantaggi, come l’invito all’ONU per pubblicizzare le sue attività di poche settimane fa.

La Fase Tre, come dicevo, è iniziata: è quella in cui il Sistema Casaleggio governa, gli altri fanno da gregari e Casaleggio nomina i suoi ai vertici dello Stato. Di Maio, vedrete, resterà sulla scena: è con lui che Casaleggio ha l’accordo che gli permette di drenare soldi dai parlamentari lasciando a secco il partito.

Come Casaleggio profila (illegalmente?) gli utenti

Chi vuole togliere a Casaleggio la proprietà di Rousseau forse non si rende conto della macchina da soldi di cui si sta parlando. O forse sì, e allora sono stupidi abbastanza da credere che Casaleggio sia disposto a rinunciarvi. Casaleggio grazie a Rousseau raccoglie soldi dai parlamentari e profila gli utenti grazie ai loro dati, materia prima preziosissima.

L’8 di ottobre 2019 era il decennale della fondazione dello scomparso Movimento 5 Stelle (quello di oggi è, sia politicamente che formalmente, un’altra cosa). Un gruppo di sedicenti attivisti guidati dal consigliere regionale Barillari ha pubblicato quel giorno un documento chiamato la Carta di Firenze 2019.

Al primo punto c’è, tra le altre, la richiesta che la piattaforma Rousseau diventi di esclusiva proprietà del Movimento 5 Stelle. Ora è posseduta e gestita dall’omonima Associazione, a sua volta di proprietà di Davide Casaleggio e tre suoi tirapiedi.

È ingenuo, se non idiota, pensare che Casaleggio possa rinunciare alla proprietà di Rousseau.

L’investimento

Anzitutto, la piattaforma è il frutto dell’investimento di dodici anni prima di Casaleggio Associati, quasi fallita per portare avanti questo progetto, poi dell’Associazione.

Quando Davide Casaleggio ha spostato l’ha spostata dall’azienda verso l’associazione, ha cominciato a pretendere dai parlamentari un contributo per lo sviluppo e la manutenzione. Questo gli consente di drenare quasi 8 milioni di euro a legislatura, sebbene pare che molti parlamentari si stiano rifiutando di pagare il servizio.

Gestire un flusso di denaro del genere permette di gestire potere, a cui Casaleggio difficilmente rinuncerà.

Questi soldi hanno permesso di costruire un prodotto che presto potrebbe diventare profittevole. Non a caso Casaleggio è andato a promuoverlo alle Nazioni Unite: l’obiettivo è chiaramente piazzare la sua merce all’estero.

C’è altro: i dati.

Come Casaleggio profila gli utenti

Anche se Casaleggio lo nega, tramite Rousseau e il Blog delle Stelle (prima quello di Beppe Grillo) ha costruito negli anni e alimenta tutt’ora un database di utenti a cui sono associati specifici comportamenti.

Non solo tramite il voto: qualsiasi azione all’interno del sito e della piattaforma gli consente di tracciare un profilo, un “modello” di comportamento sia per ciascun iscritto che generale.

Rousseau gestisce molte attività: raccolte fondi, proposte di legge, organizzazione di eventi. Quando un iscritto partecipa, quell’azione consente a Casaleggio di capire a quale “stimolo” ha risposto per compierla. Gli utenti si coinvolgono meglio inviando loro una mail? Un SMS? Un titolo è più efficace di un altro? Quante volte gli utenti aprono le email, quante volte cliccano sui link proposti? Chi accede più spesso alla piattaforma è poi più propenso a fare una donazione? L’entità della donazione a quali comportamenti è correlata?

Peraltro, come conferma la Privacy Policy, la navigazione sui siti di Rousseau è monitorata tramite Google Analytics, Facebook e Twitter. Davide sa tutto dei suoi utenti.

La prova è pure abbastanza visibile nei commenti del Blog Delle Stelle. Accanto al nome di molti utenti sono presenti delle iconcine. Era una vecchia idea di Gianroberto Casaleggio, che gli ha consentito negli anni di profilare, individuare facilmente gli utenti più “fedeli”. A ogni logo corrisponde un evento a cui quell’utente ha partecipato: Il V-Day, Woodstock 5 Stelle, una campagna di donazioni e, da poco, anche l’iscrizione a Rousseau. Gli utenti sono tutti accuratamente profilati e controllati.

Sono informazioni preziosissime che hanno un valore commerciale. Conoscere il comportamento e le reazioni degli utenti sulla base di specifiche azioni, consente di creare dei modelli applicabili ad altri mercati o con altri clienti. Se domani Casaleggio decidesse di permettere l’utilizzo di Rousseau a partiti esteri, potrebbe vendere un servizio affinato negli anni sulla base della profilazione degli utenti prima del Blog di Grillo e ora di Rousseau / Blog delle Stelle. Un vantaggio competitivo importante.

La Cambridge Analytica italiana

Vi ricorda qualcosa? Rousseau adesso e Casaleggio Associati prima stanno facendo la stesso cosa che ha fatto Cambridge Analytica. La società inglese ha utilizzato i dati raccolti per profilare gli utenti con lo scopo di proporre pubblicità politiche personalizzate. I dati, peraltro, erano illecitamente raccolti, una circostanza che ricorda il modo in cui venivano gestiti dalle parti di Via Morone, per il quale Rousseau è stata multata due volte per un totale di 80.000 euro.

L’utilizzo che fa Casaleggio dei dati che profila è forse più inquietante: Rousseau viene utilizzata per prendere decisioni fondamentali che riguardano la vita pubblica del nostro Paese. Dal salvataggio di Salvini dai processi alla formazione dei governi. Saper prevedere come reagiranno gli utenti a un certo stimolo, una domanda posta in un certo modo, una comunicazione inviata in un certo momento gli permette di orientare le decisioni più importanti.

Inoltre, se volesse utilizzare questi dati per migliorare l’offerta della propria società, Casaleggio Associati, noi non lo sapremmo mai. Non ci sarebbe bisogno di un passaggio effettivo di dati: Davide conosce bene i risultati delle analisi che conduce in Rousseau e non servono azioni per trasferire questa conoscenza fuori dall’associazione verso l’azienda.

Resta da capire se sia lecito aggregare i dati di profilazione di servizi diversi (Rousseau, Il Blog delle Stelle, gli eventi organizzati, le donazioni) per alimentare il database di un ente commerciale che ne può estrarre modelli derivati.

Di certo, tutto questo Casaleggio non lo consegnerà gratuitamente a Barillari.

Grillo, Casaleggio, Di Maio e le tre associazioni del M5s

L’avvocato Lorenzo Borrè, che difende molti attivisti del Movimento espulsi dal partito, ha scritto un lungo articolo per spiegare l’assurdità dell’organizzazione del partito di cui si contano ben tre associazioni M5s.

L’abbiamo documentato anche nel nostro libro Il Sistema Casaleggio io e Nicola Biondo: attorno al Movimento c’è un groviglio di soggetti giuridici che serve per confondere elettori e autorità, utile solo a consentire a Casaleggio e Di Maio a tenere le mani su dati e soldi.

Spiega Borrè che ci sono tre associazioni denominate “Movimento 5 Stelle”. Una fondata nel 2009, quella del famoso non-statuto. Una fondata nel 2012 con lo scopo di presentarsi alle politiche del 2013: soci sono Grillo, suo nipote, il suo commercialista. Una, infine, fondata nel 2017 da Davide Casaleggio e Luigi Di Maio.

Vi suggerisco di leggere con attenzione il racconto di Borrè. È molto lungo e complesso, come lo è questa vicenda. In sintesi, Tra il 2009 e il 2018 i vertici del Movimento sfruttano il marchio e gli strumenti di comunicazione a proprio piacimento, in violazione delle norme civili sull’associazionismo. Escludendo candidati, espellendo attivisti, eleggendo consiglieri, deliberando il programma, sfruttando il sito movimento5stelle.it per la propaganda.

Nel tempo, anche grazie all’Avvocato Borrè, la magistratura stabilisce l’illiceità di numerosi di questi comportamenti, che avvengono in violazione soprattutto dei diritti degl’iscritti al primo Movimento, quello fondato nel 2009.

Casaleggio e la gestione dei dati

Aggiungo io: tra il 2016 e il 2017 l’intervento del Garante della Privacy ha stabilito un ulteriore piano di confusione. Davide Casaleggio e Beppe Grillo hanno gestito i dati del Movimento del 2009 come se fossero di proprietà dell’associazione del 2012. Inoltre, nel passaggio all’associazione Rousseau dalla Casaleggio Associati, non vengono avvisati correttamente gli utenti del cambio del titolare del trattamento. Il Garante si rivolge a Casaleggio in qualità di presidente di Casaleggio Associati. Casaleggio replica in qualità di presidente di Rousseau, salvo poi consegnare la documentazione richiesta tramite la casella email certificata proprio di Casaleggio Associati. Un disastro. Infatti Rousseau paga multe prima per 30.000 poi per altri 50.000 euro.

Tra le irregolarità contestate, il Garante rileva il fatto che nessuno ha di fatto l’autorizzazione alla gestione dei dati. A Rousseau viene concessa una mediazione: utilizzare i dati già posseduti per chiedere nuovamente il permesso al trattamento.

Le due associazioni M5s vampirizzate dalla terza

Casaleggio e Di Maio colgono l’occasione, fondano l’associazione Movimento 5 Stelle del 2017. Attraverso il database iscritti del 2009 contattano tutti gli utenti, gli chiedono di aderire al “nuovo” Movimento ed escludono chi non sottoscrive dalla piattaforma Rousseau.

Come spiega Borrè, Casaleggio e Di Maio vampirizzano tutte le realtà precedenti, utilizzando logo e strumenti, lasciando senza possibilità di ottenere giustizia gli espulsi dalle precedenti associazioni. Di Maio diventa capo politico, Casaleggio fa inserire Rousseau nel nuovo statuto per assicurarsi un fiume di denaro dai parlamentari.

Il mio panel con Nicola Biondo al Wired Next Fest 2019

Sabato sono stato al Wired Next Fest insieme a Nicola Biondo. Io e Nicola dal 2016 raccontiamo il Movimento 5 Stelle come nessun altro può farlo. Siamo stati ai vertici del partito quando è nato e quando è arrivato in Parlamento. La nostra storia l’abbiamo raccontata in Supernova, mentre il Sistema Casaleggio racconta il sistema di potere che Davide Casaleggio ha ereditato da suo padre dopo la morte di Gianroberto Casaleggio. Di questo abbiamo parlato durante il panel.

Perché i senatori ce l’hanno con Di Maio

Ieri la stampa riportava le cronache marziane dall’assemblea dei senatori del Movimento 5 Stelle. I senatori, pare, ce l’hanno con Di Maio.

Ciclicamente capita che ci siano mugugni nei gruppi parlamentari e che i giornalisti subito parlino di scissione imminente, dissidenti, scontri fratricidi. Io credo che si possa e si debba guardare ai fatti con le giuste proporzioni, ricordando sempre la stella polare: nessuno farà nulla che possa mettere a rischio la legislatura. A settembre 2022 i parlamentari di prima nomina, numerosissimi in parlamento (60%) e soprattutto nel Movimento, matureranno il diritto alla pensione. Come avevo previsto, la crisi di governo non ha portato a elezioni, ma si sono formate nuove maggioranze: dovesse fallire anche il Conte 2, si troveranno nuove geometrie.

Vero è che nel Partito Democratico ci sono state maggiori conseguenze: Renzi e i suoi hanno creato nuovi gruppi, autonomi rispetto al PD. Capisco che ci sia la tentazione di applicare le stesse logiche anche al Movimento, ma la geografia politica e le dinamiche del partito di Casaleggio sono completamente diverse.

L’organizzazione di Rousseau

Anzitutto bisogna sottolineare un fatto: il know how organizzativo, i dati, la memoria storica, la capacità di gestire il fiume di soldi che deriva dall’essere in parlamento risiede nell’Associazione Rousseau. Non c’è nessuno, nel Movimento, che abbia le capacità necessarie a formare un proprio partito. Se mai ci sarà una scissione, chi si allontana è destinato all’oblio. Anche soltanto per contattare i sostenitori, tutti devono passare da Casaleggio. Al contrario, Renzi da sempre coltiva la propria base indipendentemente dagli organi di partito, cominciando dalla sua newsletter. Da oltre 10 anni, l’ex primo ministro invia ogni settimana una mail ai propri sostenitori. In dieci anni ha raccolto chissà quante decine di migliaia di contatti di cui dispone direttamente, personalmente.

Nel Movimento, questo lavoro l’ha svolto Casaleggio Associati prima e Rousseau poi. Formalmente i dati sono dell’Associazione Movimento 5 Stelle, ma nessuno ha le capacità tecniche di gestire la macchina indipendentemente dal personale di Casaleggio.

Parlamentari, Consiglieri e fan

Bisogna poi distinguere i diversi gruppi all’interno del Movimento. Non in base alla fedeltà verso Di Maio, Casaleggio, Grillo ma secondo il trascorso politico e le prospettive. Ci sono i parlamentari di seconda nomina, quelli eletti per la prima volta nel 2013. La maggior parte di loro è sottosegretario, ministro, viceministro, presidente di commissione, capogruppo. Oppure lo è stato nel governo con la Lega. Insomma, più o meno tutti sono stati premiati con un incarico. Alcuni hanno scelto di non ricandidarsi, come Alessandro Di Battista, facendo probabilmente un calcolo sbagliato, visto che l’ultima cosa che si aspettava era un governo col Partito Democratico. Questi parlamentari non potranno essere rieletti nel caso la legislatura duri fino alla fine, ma non hanno neanche la garanzia che possa valere per tutti la deroga su cui Di Maio può contare alla regola dei due mandati (quella che vieta più di due mandati parlamentari).

Ci sono i parlamentari di prima nomina, eletti nel 2018. Rispetto ai loro compagni politicamente più anziani, hanno avuto il vantaggio di essere guidati dentro il palazzo. Sanno che al prossimo giro potranno anche loro accedere alle cariche più prestigiose nelle commissioni o, chissà, di nuovo al governo se dovessero farne parte anche alla prossima legislatura. A questo gruppo di persone non spaventa il voto. Tra questi, peraltro, c’è una piccola pattuglia di persone selezionate direttamente da Luigi Di Maio per fare da pontieri verso gli altri soggetti politici. Il Senatore Paragone verso la Lega, e sarebbe dovuto diventare presidente della commissione d’inchiesta sulle banche, ora saltata. Spadafora, verso il Partito Democratico, adesso ministro. Emilio Carelli, ex uomo-Mediaset verso la destra più moderata.

Un altro gruppo è quello dei consiglieri comunali e regionali: sono i beneficiari del famoso “mandato zero”. Potranno candidarsi al parlamento anche se hanno fatto due mandati nelle istituzioni locali. Inoltre, c’è una batteria di fan, per lo più assistenti parlamentari e dei consiglieri regionali, che aspettano la prima occasione utile per diventare loro stessi onorevoli o consiglieri.

Chi sono i senatori che ce l’hanno con Di Maio

Non sappiamo (ancora) chi abbia sottoscritto il documento di cui si parla e il cui contenuto è peraltro ignoto, ma secondo me la maggior parte dei parlamentari fanno parte del primo gruppo. Il motivo è abbastanza semplice da intuire. Più avanza la legislatura più è chiaro chi avrà un futuro politico: Di Maio e il suo strettissimo giro di tirapiedi. In qualche modo ci sarà la possibilità per un gruppo di persone di continuare l’attività politica. Le opzioni sono tante, ma se guardiamo quanto accade a livello locale, la svolta più probabile è che si costituiscano liste “civiche” per non “disperdere l’esperienza maturata” nei dieci anni di Parlamento, costituita da Di Maio, aperta solo ai suoi stretti collaboratori, con la benedizione di Casaleggio (che magari potrebbe sperimentare il subaffitto di Rousseau a un’altra realtà oltre al Movimento).

Chi sente di poter essere fuori, teme per il proprio futuro. Michele Giarrusso, per esempio, non sembra tipo che il “moderato” Di Maio possa portarsi dietro, così come Gianluigi Paragone, che peraltro, in base al codice di comportamento, dovrebbe subire l’allontanamento dal Movimento, non avendo votato la fiducia.

Casaleggio non teme affatto una scissione né vede con preoccupazione il fatto che ci siano parlamentari che lasciano il Movimento per altri lidi. Ci sono centinaia, migliaia di persone in attesa del proprio giro di giostra, disposti a noleggiare un seggio parlamentare per trecento euro al mese.

Rousseau diventa open source? No. E la privacy…

Il 19 settembre compare sul Blog delle Stelle un post (preceduto da un’intervista sul Fatto di Enrica Sabatini) in cui l’Associazione di Casaleggio invita “gli sviluppatori” a contribuire a Rousseau. Bello, finalmente rendono disponibile il codice, la piattaforma diventa Open Source! Così dice la Sabatini al Fatto, ma è – come spesso accade quando si tratta dei casaleggesi – di una balla.

Il post è un minestrone di termini tecnici o in inglese buttati lì un po’ a casaccio per impressionare. In realtà è un semplice annuncio di lavoro, peraltro molto italiano.

Non si fa cenno alla fascia di stipendio, si elencano una serie di tecnologie che “si stanno valutando” per sviluppare “le App” in “crowdsourcing” che i “contributor” sarebbe meglio conoscessero. Ma sono “aperti anche a chi conosce altre tecnologie ed ha (la d eufonica posizionata cinofallicamente è loro) voglia di imparare”. Cosa, non si sa.

Questi “contributor” saranno coordinati nientemeno che da uno sviluppatore della Silicon Valley – mecojoni.

Tutto questo per dire cosa? Che Casaleggio cerca gente che probabilmente non verrà pagata per cercare bug in un codice che scriverà il suo team di sviluppo. Del resto lavorare gratis è una delle attraenti tesi del mitico sociologo di riferimento De Masi. Attenzione: non si tratta della piattaforma vera e propria. Il codice di Rousseau non verrà condiviso né rivelato. Si tratta di sviluppare solo le applicazioni che, collegandosi a Rousseau, permetteranno di effettuare alcune operazioni.

Eh sì, perché Rousseau non è affatto un progetto Open Source né lo sta diventando. È il prodotto in un ente commerciale, venduto come servizio agli eletti del Movimento Cinque Stelle. Oggi. Domani a chissà chi altro.

Rousseau però vuole farlo testare ad altri, per scovare gli errori prima di rendere disponibili le applicazioni. Il che è in effetti una buona pratica, ma di solito quando si tratta di prodotti proprietari è un’attività che viene retribuita, e pure bene.

Fatto così, Casaleggio riuscirà solo ad attrarre i soliti cialtroni che cercano i loro quindici minuti di notorietà gratis. Altro che Rousseau open source.

I dati regalati al partito di famiglia

C’è di più. Il processo di selezione è non solo abbastanza ridicolo, ma pure vagamente borderline per quanto riguarda la gestione dei dati personali.

Si tratta di compilare con i propri dati e le proprie competenze un form e allegare un video di presentazione motivazionale. Solo che quando si arriva in fondo, scritto in piccolo, ci si accorge che i dati non li tratta l’Associazione Rousseau, ma il Movimento 5 Stelle. Prego?

Perché mai l’Associazione Rousseau fa una “call internazionale” per programmatori e subito cede i miei dati a un partito politico? Stiamo scherzando? Evidentemente non sono bastati gli 80.000 euro di multa comminati dal Garante della Privacy. C’è ancora molto lavoro per gli uffici dell’autorità.

La strana storia dell’Associazione Rousseau

Vale la pena ricordare la storia della Associazione Rousseau. Casaleggio, con una lettera sul Corriere, apparecchia la sua visione di democrazia e col il suo Movimento 5 Stelle, dal governo, si propone di attuarla. Nei prossimi giorni commenterò punto per punto la sua riflessione.

Non ci sono state molte risposte meditate, organiche, ragionate. Pochi commenti all’articolo del proprietario del primo partito di governo che immagina di sbarazzarsi del parlamento e delle rappresentanze.

Forse non ve ne siete accorti, ma sta già succedendo. Il Movimento 5 Stelle ha preteso, nel programma del nuovo governo, che si approvi la riduzione dei parlamentari. Viene fatto senza uno studio sulle conseguenze rispetto ai processi democratici che coinvolgono il Parlamento. La prima picconata di Casaleggio verso la sua visione di democrazia senza rappresentanti, quindi senza responsabilità.

Ha senso, quindi ricordare come Casaleggio abbia implementato nella sua sfera d’influenza questa visione. Le motivazioni e le conseguenze le ho spiegate in questo articolo: i soldi che servirebbero al partito per portare avanti le proprie iniziative politiche sono di fatto “dirottati”. In parte verso l’Associazione Rousseau, ente commerciale privato di Casaleggio; indirettamente anche verso Casaleggio Associati, azienda privata di Casaleggio.

La storia, soprattutto la nascita, dell’Associazione Rousseau è altrettanto interessante e l’abbiamo raccontata più diffusamente ne “Il Sistema Casaleggio“.

Come nasce l’Associazione Rousseau

Alla morte di Gianroberto Casaleggio, nell’aprile 2016, il figlio Davide lancia la piattaforma Rousseau, lascito del padre, strumento che il Movimento userà per gestire i propri processi democratici interni. Allo stesso tempo, annuncia la nascita dell’omonima Associazione Rousseau. Stando alle prime dichiarazioni riportate sul Blog delle Stelle avrebbe dovuto essere un ente provvisorio, il tempo di creare un fondazione nel nome di Gianroberto Casaleggio. Non è mai accaduto, era una bugia.

Come per primo ha scoperto Luciano Capone, raccontandolo in un articolo su Il Foglio, i Casaleggio fondano l’Associazione l’8 aprile 2016, nella clinica in cui era ricoverato Gianroberto Casaleggio per un tumore al cervello in fase terminale. L’atto notarile che costituisce l’Associazione stabilisce pure che il presidente possa essere scelto solo tra i soci fondatori, che sono due. Uno dei quali sarebbe morto quattro giorni dopo.

Prima domanda: visto che tutte le attività relative al Movimento erano in capo a Casaleggio Associati, di cui Davide Casaleggio era socio e avrebbe acquisito le quote, perché costituire un’associazione mentre Gianroberto moriva?

Seconda seconda: qual era lo stato psicofisico di Gianroberto al momento della firma dell’atto, poche ore dopo essere stato colpito dall’ictus per cui era ricoverato?

Gianroberto contro Gianroberto

Domande che sorgono soprattutto alla luce di quanto era successo il giorno precedente, il 7 aprile 2016. Su La Stampa, Jacopo Iacoboni aveva pubblicato un articolo in cui raccontava che la gestione del Movimento sarebbe passata di padre in figlio, date le precarie condizioni di salute del primo, da tempo malato. La reazione è violenta e scomposta.

Gianroberto Casaleggio pubblica sul Blog di Grillo / Blog delle Stelle una secca smentita nella quale definisce Iacoboni uno “sciacallo”. È l’unica volta che Gianroberto parla di propria spontanea volontà di sui figlio Davide, e lo fa per smentire che voglia passargli la gestione del suo partito. Anche in questo caso non si capisce quali siano le reali condizioni di salute di Gianroberto: quando è stato colpito dall’ictus? È lui che verga quel testo?

Ma soprattutto: come mai l’8 aprile 2016 compie un atto che smentisce quando da lui stesso affermato solo 24 ore prima?