Mentre stavo raccogliendo qualche informazione per scrivere questo articolo, mi sono imbattuto nell’intervista che Gregorio De Falco ha rilasciato a Sky TG 24.
Debbo constatare che De Falco ancora non ha capito cos’è il Movimento e chi comanda nel Movimento.
Il Senatore dice di sperare che “il Movimento […] corregga questo grave errore” perché “dev’essere un luogo in cui la sintesi si fa dopo una discussione“.
Ovviamente nulla di tutto questo succederà né mai è successo, come raccontiamo da ormai quasi tre anni. Il Movimento era il giochino di un comico a fine carriera e di un imprenditore vagamente frustrato. Ereditato dal figlio di quest’ultimo, è diventato il ramo politico del Sistema Casaleggio, che lo governa in coordinamento con le altre realtà che possiede per massimizzare lo scellerato investimento del padre.
De Falco era entrato ufficialmente in lista nera da due mesi, quando il sito gestito da Marcello Dettoriaveva iniziato una campagna diffamatoria a suo danno. Marcello, già dipendente di Davide Casaleggio, è il fratello di Pietro, socio di Casaleggio e braccio destro di Di Maio. Tutto era già molto chiaro, per chi avesse avuto voglia di capire. O anche solo di leggere questo sito, visto che ve ne ho dato conto il cinque novembre scorso.
È partita la macchina del fango a danno del senatore Gregorio De Falco. Èd è fuoco amico, che parte da un cecchino molto vicino a Di Maio e Davide Casaleggio.
Quando Gianroberto Casaleggio amministrava il Blog di Beppe Grillo, se un eletto del M5s cominciava a dare “segni di cedimento” mettendo a rischio “la testuggine romana”, per usare le parole di Luigi Di Maio, la reazione era tanto semplice quanto spietata. Si scriveva un post, o più spesso un PS, per insultare o dileggiare l’interessata o l’interessato. Accadde con Federica Salsi, rea di aver partecipato a una trasmissione televisiva (!); accadde a Valentino Tavolazzi, accusato di voler organizzare una riunione (!); accadde, molto rumorosamente, a Giovanni Favia reo di aver parlato male del capo con un giornalista (!).
In particolare con Favia fu sperimentata una tecnica a quel tempo “innovativa”: fu fatto scrivere da un giornalista tirapiedi un articolo, poi pubblicato sul Blog, in cui s’insinuava che il fuori onda durante il quale Favia commentava l’operato di Casaleggio fosse concordato. Circostanza del tutto falsa, ma il messaggio passò nella comunità del Blog ed espellere Favia, settimane dopo, fu, per i garanti, molto più semplice di quanto potesse sembrare inizialmente.
Che si fa oggi quando un parlamentare del M5s mette a rischio la credibilità del capo? Cosa succede se il Senatore De Falco, scelto personalmente da Luigi Di Maio dà segni d’insofferenza e si permette di criticare la linea del governo?
De Falco ha di recente espresso contrarietà ad alcune norme del decreto sicurezza, lamentandosi della richiesta di ritirare gli emendamenti, annunciando voto contrario a meno che non sia posta la questione di fiducia. Per intenderci: non vuole mettere in crisi il governo, ma non è disposto a rinunciare alle sue prerogative di senatore. Ho già espresso la mia opinione in merito ai nuovi “dissidenti“, non mi ripeterò qui, ma potete leggere l’articolo della scorsa settimana.
Ma qualcosa è successo, nel sottobosco della comunicazione parallela legata, in maniera più o meno evidente e più o meno stretta, a Di Maio e al Sistema Casaleggio. È apparso un articolo sul sito Silenzi e Falsità del tutto simile, per struttura e contenuti, a quello che fu pubblicato per la character assassination di Giovanni Favia. Si ricorda il passato pubblico di De Falco (“…salga a bordo, cazzo!”) sostenendo che fosse una recita. Lo si accusa di essere un infiltrato di Repubblica. Insomma, lo si addita come sabotatore. Qual è il fatto interessante? Che il sito Silenzi e Falsità è di proprietà di Marcello Dettori, fratello di Pietro il quale è consigliere di Di Maio e socio di Davide Casaleggio nell’Associazione Rousseau.
Un pezzo di Sistema che si muove tempestivamente, probabilmente senza nemmeno necessità di coordinamento. Come le formiche descritte da Davide Casaleggio nel suo libro Tu Sei Rete.