Ieri sul solito Corriere della Sera (se ve lo state chiedendo: sì, Casaleggio ha degli amichetti al Corriere), c’è un’intervista a Emanuel Mazzilli. Si tratta del programmatore che Casaleggio e Rousseau hanno prelevato da Facebook e messo a lavorare sulla piattaforma.
Ex dipendente anche di Twitter (il che fa capire qualcosina della logica con cui ragionano dalle parti di via Morone, ma questa è un’altra storia), afferma una serie di circostanze che vanno commentate. Alcune sono notizie molto interessanti che aprono finestre sui veri obiettivi di Casaleggio.
Diamo per buono che ha lasciato la California, un lavoro di primo piano in una delle più importanti aziende del mondo per andare da Casaleggio, quello che usava come password amministrativa “davidavi”, perché hanno una “visione comune” su politica e tecnologia.
Mazilli sostiene di aver riscritto “tutte le 14 funzioni esistenti da zero”. Mentre costruiva un team di tecnici che ora coordinerà. Quest’affermazione, detta così, non può essere che una colossale balla. Semplicemente non è possibile fare quanto afferma in 10 mesi.
Primo: la sua esperienza professionale riguarda l’ambito app mobile, territorio completamente diverso da quello in cui opera Rousseau, che è una web app.
Secondo: quel tempo non è minimamente plausibile per “riscrivere da zero tutte le 14 funzioni esistenti” da solo. Proprio non si può fare. Più probabilmente ciò che è stato fatto è una revisione del codice per sistemare i problemi più gravi (ad esempio hanno aggiornato il sistema di login).
Terzo: questa cosa della piattaforma riscritta la ripete più volte. Come se il messaggio che deve passare sia quello. Il che, anche fosse vero, cosa di cui dubito, significa che fino a 10 mesi fa Rousseau era un colabrodo come abbiamo sempre sostenuto mentre Casaleggio lo negava.
La giornalista chiede poi cosa dobbiamo aspettarci per il futuro. Questa è la parte interessante e preoccupante. Sostiene Mazzilli che hanno “progettato il login di Rousseau in modo che possa essere usato per accedere ad altri siti”. Come quando usate Facebook per loggarvi ad altri servizi, così potrete usare Rousseau. Che consente, secondo l’ingegnere, di avere un’identità certificata.
Attenzione, perché sembra che Casaleggio si voglia buttare sul mercato dei servizi digitali per il cittadino e non solo sul voto elettronico come frontiera democratica. La prima cosa che mi viene in mente è che punti a diventare un provider d’identità per SPID. Sarebbe gravissimo: un partito, gestito in quel modo, che fornisce anche identità per accedere all’agenzia delle entrate, al comune, alla posta.
Altra informazione interessante: “Abbiamo un log puntuale degli accessi alle macchine e ai database: qualsiasi cosa facciamo sulle nostre macchine viene registrata”. Riguarda pure quello che succede durante le operazioni di voto quindi. Sarebbe interessante capire quanto puntuale sia il registro perché può essere tranquillamente un bypass all’indicazione di non collegare voti e utenti. Se io traccio su un log in ordine temporale i voti e chi li ha espressi anche in due diversi registri, se faccio il confronto tra i registri posso comunque sapere chi ha votato cosa. Succede questo?
Mazzilli torna dopo mesi a parlare di blockchain per validare il sistema di voto. Ne ho già parlato in passato: la blockchain non serve a nulla in questo ambito (in realtà in nessun ambito, ma va beh…).
Non poteva mancare la bugia sulle passate multe del Garante. Mazzilli sostiene che siano perché avevano sbagliato a scrivere il disclaimer sulla privacy. In realtà perché la piattaforma era insicura: se così non fosse perché mai avrebbe dovuta “riscrivere da zero”?
Non si parla di piattaforma open source, come hanno sostenuto a Italia 5 Stelle ma del progetto che prevede di scrivere collaborativamente l’applicazione mobile. Staremo a vedere, ma il progetto di Casaleggio per la piattaforma Rousseau assume toni sempre più inquietanti.