Ho partecipato alla trasmissione Porno Politika di Enrico Pazzi. Abbiamo parlato di quello che sta succedendo nel Movimento 5 Stelle, del rapporto con il Partito Democratico e di quali sono i probabili scenari futuri.
Ho partecipato alla trasmissione Porno Politika di Enrico Pazzi. Abbiamo parlato di quello che sta succedendo nel Movimento 5 Stelle, del rapporto con il Partito Democratico e di quali sono i probabili scenari futuri.
Casaleggio Associati gestiva i dati del partito di Di Pietro. Il modo in cui la sua carriera e il suo partito sono finiti ne sono conseguenza diretta.
Quella vicenda è l’esempio pratico del motivo per cui Davide Casaleggio, tramite Rousseau, è il vero padrone del Movimento 5 Stelle.
Facciamo un passo indietro: tra il 2005 e il 2010 Casaleggio Associati ha gestito la comunicazione dell’Italia dei Valori, il partito di Antonio Di Pietro. Tra le attività, ci fu lo sviluppo di un sistema di gestione dell’anagrafica del partito che si chiamava UBIK.
Ubik era un software che permetteva ricerche tra gl’iscritti, invio di comunicazioni a segmenti di persone, una rudimentale profilazione.
Se volevi invitare gl’iscritti di Milano a una conferenza, mandare un comunicato solo ai giornalisti, scrivere solo ai contatti di Palermo, potevi farlo con Ubik.
Casaleggio Associati organizzava regolarmente gli eventi del partito e l’invio di comunicazioni e monitorava il successo (tecnicamente la “conversione”) di ciascuna comunicazione.
Aveva cioè acquisito la capacità di gestire quei dati, pur non essendo di proprietà dell’azienda. Il know how per l’amministrazione del partito era di fatto negli uffici di Casaleggio Associati.
Quando, dopo il voto europeo del 2009, i dirigenti dell’Italia dei Valori costrinsero Di Pietro a rinunciare alle consulenze di Casaleggio, che stava “infiltrando” il partito con le candidature promosse dal Blog di Beppe Grillo, UBIK, i canali di comunicazione, i contatti cominciano ad essere gestiti da personale di Roma. Fu letteralmente un disastro. Nessuno si rivelò in grado di gestire con efficacia quel patrimonio di dati, nessuno aveva il know how. Era rimasto in azienda e fu reinvestito nel Movimento 5 Stelle.
Bene, il Movimento è nelle stesse condizioni: l’Associazione Rousseau possiede tutto il know how, le capacità di amministrazione sia dei dati che dei fondi del partito. Casaleggio e il suo staff sono gli unici che sanno utilizzare gli strumenti che loro stessi hanno costruito nel corso del tempo.
Conoscono i profili dell’elettorato, come reagiscono alle comunicazioni le persone che vengono contattate, chi sono gli elettori più impegnati e così via.
Se per qualsiasi motivo Il Movimento non fosse più amministrato da Casaleggio farebbe la stessa fine dell’Italia dei Valori. Per questo Davide è di fatto il padrone del partito e può disporne come più gli aggrada.
Settimana scorsa, il 10 ottobre 2019, c’è stato un voto molto importante al Parlamento Europeo. Una una risoluzione sulle interferenze russe in europa che inizialmente prevedeva una commissione d’inchiesta su cui Lega e M5s hanno votato insieme. Ora vi ricordo il perché.
Intanto, la risoluzione è una condanna molto circostanziata nei confronti di quei partiti che hanno flirtato con i Russi durante le ultime campagne referendarie o elettorali. Si parla del Front National della Le Pen, della Lega di Salvini e del comitato Leave.EU che ha promosso la Brexit.
C’era un passaggio che prevedeva l’istituzione di una specifica commissione parlamentare d’inchiesta che, però, è stato rimosso grazie a un emendamento dei Conservatori. L’emendamento è stato votato da Lega e M5s che sono stati determinanti per farlo passare.
I motivi per cui il Movimento ha votato con la Lega sono almeno due.
Il primo è abbastanza chiaro: il Movimento, lo ha detto pure Di Maio all’ultimo Italia 5 Stelle, è disposto ad allearsi di nuovo con chiunque nei prossimi dieci anni pur di restare al governo. Anche con la Lega, che quindi non va irritata.
Però c’è un altro fatto che riguarda Casaleggio. O meglio una serie di fatti. Perché la commissione d’inchiesta sarebbe stata per lui pericolosa se si fosse spinta fino a indagare le sue relazioni con Steve Bannon o con i siti di propaganda russi da cui ha pescato a piene mani tra il 2014 e il 2017.
Bannon l’ha incontrato a Roma nel giugno del 2018. In quei giorni nasceva il primo governo Conte con la Lega, benedetto proprio dall’ex consigliere di Donald Trump. Di cos’hanno parlato, se di politica, business o entrambe le cose non è dato sapere.
Ma quell’incontro avviene dopo anni di frequentazioni, digitali e fisiche, del mondo di Casaleggio e del Movimento col partito di Putin. Di Battista e Di Stefano che presenziano al congresso di Russia Unita. Di Battista che propone al Movimento di farsi aiutare dall’ambasciatore russo per la campagna referendaria. Episodi che abbiamo raccontato in Supernova, documentati e mai smentiti.
Oppure il fatto che, dal 2014, Grillo e il Blog (gestito da Casaleggio) fanno un’inversione di 180° e cominciano a diffondere notizie provenienti da RT e Sputnik, due siti di propaganda russa in lingua italiana (e altre). Perché? Gratis o a pagamento? E l’avvicinamento politico segue o precede quello commerciale?
Tutte cose che una commissione avrebbe forse potuto spiegare, ma è meglio che nessuno sappia. Per ora.
Chi vuole togliere a Casaleggio la proprietà di Rousseau forse non si rende conto della macchina da soldi di cui si sta parlando. O forse sì, e allora sono stupidi abbastanza da credere che Casaleggio sia disposto a rinunciarvi. Casaleggio grazie a Rousseau raccoglie soldi dai parlamentari e profila gli utenti grazie ai loro dati, materia prima preziosissima.
L’8 di ottobre 2019 era il decennale della fondazione dello scomparso Movimento 5 Stelle (quello di oggi è, sia politicamente che formalmente, un’altra cosa). Un gruppo di sedicenti attivisti guidati dal consigliere regionale Barillari ha pubblicato quel giorno un documento chiamato la Carta di Firenze 2019.
Al primo punto c’è, tra le altre, la richiesta che la piattaforma Rousseau diventi di esclusiva proprietà del Movimento 5 Stelle. Ora è posseduta e gestita dall’omonima Associazione, a sua volta di proprietà di Davide Casaleggio e tre suoi tirapiedi.
È ingenuo, se non idiota, pensare che Casaleggio possa rinunciare alla proprietà di Rousseau.
Anzitutto, la piattaforma è il frutto dell’investimento di dodici anni prima di Casaleggio Associati, quasi fallita per portare avanti questo progetto, poi dell’Associazione.
Quando Davide Casaleggio ha spostato l’ha spostata dall’azienda verso l’associazione, ha cominciato a pretendere dai parlamentari un contributo per lo sviluppo e la manutenzione. Questo gli consente di drenare quasi 8 milioni di euro a legislatura, sebbene pare che molti parlamentari si stiano rifiutando di pagare il servizio.
Gestire un flusso di denaro del genere permette di gestire potere, a cui Casaleggio difficilmente rinuncerà.
Questi soldi hanno permesso di costruire un prodotto che presto potrebbe diventare profittevole. Non a caso Casaleggio è andato a promuoverlo alle Nazioni Unite: l’obiettivo è chiaramente piazzare la sua merce all’estero.
C’è altro: i dati.
Anche se Casaleggio lo nega, tramite Rousseau e il Blog delle Stelle (prima quello di Beppe Grillo) ha costruito negli anni e alimenta tutt’ora un database di utenti a cui sono associati specifici comportamenti.
Non solo tramite il voto: qualsiasi azione all’interno del sito e della piattaforma gli consente di tracciare un profilo, un “modello” di comportamento sia per ciascun iscritto che generale.
Rousseau gestisce molte attività: raccolte fondi, proposte di legge, organizzazione di eventi. Quando un iscritto partecipa, quell’azione consente a Casaleggio di capire a quale “stimolo” ha risposto per compierla. Gli utenti si coinvolgono meglio inviando loro una mail? Un SMS? Un titolo è più efficace di un altro? Quante volte gli utenti aprono le email, quante volte cliccano sui link proposti? Chi accede più spesso alla piattaforma è poi più propenso a fare una donazione? L’entità della donazione a quali comportamenti è correlata?
Peraltro, come conferma la Privacy Policy, la navigazione sui siti di Rousseau è monitorata tramite Google Analytics, Facebook e Twitter. Davide sa tutto dei suoi utenti.
La prova è pure abbastanza visibile nei commenti del Blog Delle Stelle. Accanto al nome di molti utenti sono presenti delle iconcine. Era una vecchia idea di Gianroberto Casaleggio, che gli ha consentito negli anni di profilare, individuare facilmente gli utenti più “fedeli”. A ogni logo corrisponde un evento a cui quell’utente ha partecipato: Il V-Day, Woodstock 5 Stelle, una campagna di donazioni e, da poco, anche l’iscrizione a Rousseau. Gli utenti sono tutti accuratamente profilati e controllati.
Sono informazioni preziosissime che hanno un valore commerciale. Conoscere il comportamento e le reazioni degli utenti sulla base di specifiche azioni, consente di creare dei modelli applicabili ad altri mercati o con altri clienti. Se domani Casaleggio decidesse di permettere l’utilizzo di Rousseau a partiti esteri, potrebbe vendere un servizio affinato negli anni sulla base della profilazione degli utenti prima del Blog di Grillo e ora di Rousseau / Blog delle Stelle. Un vantaggio competitivo importante.
Vi ricorda qualcosa? Rousseau adesso e Casaleggio Associati prima stanno facendo la stesso cosa che ha fatto Cambridge Analytica. La società inglese ha utilizzato i dati raccolti per profilare gli utenti con lo scopo di proporre pubblicità politiche personalizzate. I dati, peraltro, erano illecitamente raccolti, una circostanza che ricorda il modo in cui venivano gestiti dalle parti di Via Morone, per il quale Rousseau è stata multata due volte per un totale di 80.000 euro.
L’utilizzo che fa Casaleggio dei dati che profila è forse più inquietante: Rousseau viene utilizzata per prendere decisioni fondamentali che riguardano la vita pubblica del nostro Paese. Dal salvataggio di Salvini dai processi alla formazione dei governi. Saper prevedere come reagiranno gli utenti a un certo stimolo, una domanda posta in un certo modo, una comunicazione inviata in un certo momento gli permette di orientare le decisioni più importanti.
Inoltre, se volesse utilizzare questi dati per migliorare l’offerta della propria società, Casaleggio Associati, noi non lo sapremmo mai. Non ci sarebbe bisogno di un passaggio effettivo di dati: Davide conosce bene i risultati delle analisi che conduce in Rousseau e non servono azioni per trasferire questa conoscenza fuori dall’associazione verso l’azienda.
Resta da capire se sia lecito aggregare i dati di profilazione di servizi diversi (Rousseau, Il Blog delle Stelle, gli eventi organizzati, le donazioni) per alimentare il database di un ente commerciale che ne può estrarre modelli derivati.
Di certo, tutto questo Casaleggio non lo consegnerà gratuitamente a Barillari.
L’avvocato Lorenzo Borrè, che difende molti attivisti del Movimento espulsi dal partito, ha scritto un lungo articolo per spiegare l’assurdità dell’organizzazione del partito di cui si contano ben tre associazioni M5s.
L’abbiamo documentato anche nel nostro libro Il Sistema Casaleggio io e Nicola Biondo: attorno al Movimento c’è un groviglio di soggetti giuridici che serve per confondere elettori e autorità, utile solo a consentire a Casaleggio e Di Maio a tenere le mani su dati e soldi.
Spiega Borrè che ci sono tre associazioni denominate “Movimento 5 Stelle”. Una fondata nel 2009, quella del famoso non-statuto. Una fondata nel 2012 con lo scopo di presentarsi alle politiche del 2013: soci sono Grillo, suo nipote, il suo commercialista. Una, infine, fondata nel 2017 da Davide Casaleggio e Luigi Di Maio.
Vi suggerisco di leggere con attenzione il racconto di Borrè. È molto lungo e complesso, come lo è questa vicenda. In sintesi, Tra il 2009 e il 2018 i vertici del Movimento sfruttano il marchio e gli strumenti di comunicazione a proprio piacimento, in violazione delle norme civili sull’associazionismo. Escludendo candidati, espellendo attivisti, eleggendo consiglieri, deliberando il programma, sfruttando il sito movimento5stelle.it per la propaganda.
Nel tempo, anche grazie all’Avvocato Borrè, la magistratura stabilisce l’illiceità di numerosi di questi comportamenti, che avvengono in violazione soprattutto dei diritti degl’iscritti al primo Movimento, quello fondato nel 2009.
Aggiungo io: tra il 2016 e il 2017 l’intervento del Garante della Privacy ha stabilito un ulteriore piano di confusione. Davide Casaleggio e Beppe Grillo hanno gestito i dati del Movimento del 2009 come se fossero di proprietà dell’associazione del 2012. Inoltre, nel passaggio all’associazione Rousseau dalla Casaleggio Associati, non vengono avvisati correttamente gli utenti del cambio del titolare del trattamento. Il Garante si rivolge a Casaleggio in qualità di presidente di Casaleggio Associati. Casaleggio replica in qualità di presidente di Rousseau, salvo poi consegnare la documentazione richiesta tramite la casella email certificata proprio di Casaleggio Associati. Un disastro. Infatti Rousseau paga multe prima per 30.000 poi per altri 50.000 euro.
Tra le irregolarità contestate, il Garante rileva il fatto che nessuno ha di fatto l’autorizzazione alla gestione dei dati. A Rousseau viene concessa una mediazione: utilizzare i dati già posseduti per chiedere nuovamente il permesso al trattamento.
Casaleggio e Di Maio colgono l’occasione, fondano l’associazione Movimento 5 Stelle del 2017. Attraverso il database iscritti del 2009 contattano tutti gli utenti, gli chiedono di aderire al “nuovo” Movimento ed escludono chi non sottoscrive dalla piattaforma Rousseau.
Come spiega Borrè, Casaleggio e Di Maio vampirizzano tutte le realtà precedenti, utilizzando logo e strumenti, lasciando senza possibilità di ottenere giustizia gli espulsi dalle precedenti associazioni. Di Maio diventa capo politico, Casaleggio fa inserire Rousseau nel nuovo statuto per assicurarsi un fiume di denaro dai parlamentari.
Davide Casaleggio, a un evento delle Nazioni Unite organizzato per lui dal governo italiano, ha parlato di digitalizzazione dei processi democratici, campo d’interesse commerciale dell’Associazione Rousseau. Si è dimenticato di parlare dell’ingegneria sociale che gli ha permesso di sperimentare il condizionamento del suo elettorato gli ultimi dodici anni.
Come sempre, si è molto speso a sottolineare i presunti vantaggi, facendo uno spot a spese nostre alle attività di Rousseau, agli eventi da lui organizzati, al modo in cui gestisce il suo partito.
Come sempre, dimentica di parlare dei problemi, questi certi, della partecipazione digitale soprattutto come lui e suo padre la intendevano.
Gianroberto e Davide Casaleggio hanno costruito il Movimento 5 Stelle utilizzando strumenti sempre più – a modo loro – raffinati. Violando le leggi sulla gestione dei dati personali, hanno per anni raccolto e analizzato i dati degli utenti, prima del Blog di Grillo e poi della piattaforma Rousseau.
Gianroberto Casaleggio, all’inizio degli anni Duemila, aveva studiato il comportamento delle organizzazioni sociali online. Attraverso la rete intranet di WebEgg, l’azienda Telecom che amministrava, ha imparato a manipolare il consenso interno a suo vantaggio, come ci ha raccontato per Supernova il suo ex collaboratore Carlo Baffè. Come? Aveva costituito un piccolo gruppo di persone giovani e che rispondevano solo a lui. Il gruppo si accordava per sperimentare alcune teorie di Casaleggio attraverso il forum interno dell’azienda.
Casaleggio scriveva un post, affermando un concetto. Subito, una persona del gruppo ristretto interveniva per contestare il concetto. Un terzo, sempre del gruppo, replicava contestando il secondo e approvando il primo – Casaleggio. A questo punto, spiega Baffè, nella maggior parte dei casi la discussione si sviluppava coinvolgendo gl’ignari colleghi tendeva verso la conferma del concetto iniziale. Chiamava questo fenomeno “cascata del consenso”. In questo modo, aumentava il consenso attorno a Casaleggio, che migliorava il proprio posizionamento interno e, contemporaneamente, poteva facilmente identificare coloro che tendevano a deviare dalla sua visione.
Allo stesso modo, Casaleggio per anni ha manipolato il consenso attorno al Blog di Beppe Grillo. Applicando lo stesso principio, Casaleggio scriveva il post con il consenso di Grillo, attendeva che arrivasse il primo commento negativo e replicava in modo anonimo con lo pseudonimo “Parsifal”. Cascata del consenso.
Il salto di qualità viene progettato in Casaleggio Associati subito dopo il primo V-Day, nel 2007. Casaleggio ebbe l’idea di associare ad ogni utente che commentava un’icona per ogni evento, iniziativa, battaglia del blog, raccolta firme a cui l’utente-commentatore partecipava. Era possibile perché per ciascuna Casaleggio raccoglieva i dati personali, nome, cognome, email. Ebbe dunque l’intuizione di mettere a sistema i database, incrociando i dati. Gli utenti che partecipavano di più erano quelli con più icone affianco al nome. Profilando così gli utenti, Casaleggio era in grado di riconoscerli velocemente quando commentavano, partecipavano all’iniziativa successiva e così via. Fino alla compilazione delle liste per il Movimento 5 Stelle. Casaleggio arrivò preparato e seppe scegliersi le persone più fedeli nei ruoli chiave, escludendo quelli non allineati.
Lo stesso avvenne, probabilmente ancora succede, grazie alla piattaforma Rousseau. Davide, come ha scoperto il Garante della Privacy, gestendo per intero il processo di registrazione, autenticazione, identificazione, votazione, partecipazione, sa perfettamente chi vota cosa, come interviene sulle proposte di legge, quanto partecipano, quante volte si loggano, quante volte visitano il sito e così via. Una vera e propria profilazione sulla base delle preferenze, delle idee politiche degli utenti della sua piattaforma privata.
Tutto questo viene definito “ingegneria sociale”. Conoscendo i dati, le abitudini, le idee, i comportamenti delle persone se ne possono influenzare le decisioni. Una pratica pericolosa che va contrastata.
Lunedì sera, ne abbiamo parlato ieri, Davide Casaleggio è intervenuto ad un incontro a margine dell’Assemblea generale dell’ONU, organizzato dal governo italiano, sulla cittadinanza digitale.
Come ho già spiegato, l’operazione sembra davvero interamente commerciale. L’organizzazione era iniziata col governo precedente, ma il Ministro Moavero non sapeva che Casaleggio avrebbe presenziato. Non si capisce a che titolo Casaleggio sia intervenuto: non è un esperto del settore, l’unica esperienza in campo digitale pratico, la piattaforma Rousseau, è disastroso. Se invece riflettiamo sul fatto che sia Casaleggio Associati, la sua società, sia l’Associazione Rousseau hanno interessi commerciali nel settore, tutto diventa molto più chiaro.
Ho seguito la conferenza con attenzione: mi ha colpito l’assoluta inadeguatezza di Casaleggio in quel consesso.
Tutti gli altri partecipanti avevano competenze specifiche o ruoli di rappresentanza. Nessuno ha parlato di voto via internet. Per il resto del mondo, la cittadinanza digitale non è questo. Per cittadinanza digitale s’intende l’insieme di servizi dell’amministrazione pubblica per semplificare i processi quotidiani, garantire diritti e salute, migliorare la qualità della vita. Tutti, nessuno escluso, hanno sottolineato l’importanza della sicurezza informatica e del corretto trattamento dei dati personali. In mancanza di queste due precondizioni, si scivola in una società del controllo dove i cittadini sono vittime di abusi da parte dei potenti.
Non sapevano, i relatori, chi fosse Casaleggio, seduto allo stesso tavolo. Un potente, proprietario di un partito al governo, che con l’abuso dei dati ha profilato gl’iscritti al suo partito, tramite una piattaforma nota per essere stata violata più volte, che non possiede i minimi standard di sicurezza richiesti negli anni Novanta.
La quasi totalità dell’intervento di Casaleggio guardava indietro. Partito da metà dello scorso millennio, ci mette quasi 6 degli 8 minuti per arrivare ai giorni nostri. Le precedenti relazioni erano, invece, proiettate all’oggi e al domani, alle sfide concrete, documentate che i governi dei paesi sviluppati e in via di sviluppo affrontano e vincono. Ai problemi che hanno risolto e alle minacce che la digitalizzazione porta inevitabilmente con sé. “Più si diffonde la digitalizzazione del mio paese, più aumentano gli attacchi informatici, è un problema che va risolto” spiega il rappresentante del Bangladesh.
Casaleggio spiega, lasciando tutti basiti, che grazie all’industrializzazione le donne hanno potuto iniziare a lavorare perché “non facevano più fatica fisica”. I diritti delle donne, dei minori sono subordinati al progresso tecnologico, non esistono in quanto tali. Uno schifo.
Passando per la promozione di Rousseau, del Movimento (a proposito: è lecito nella grammatica diplomatica internazionale pubblicizzare un partito alle Nazioni Unite?) e del V-Day, Casaleggio spiega che dobbiamo inserire nel concetto di cittadinanza digitale la partecipazione ai processi politici.
All’ONU Casaleggio, insomma, promuove la sua realtà politica, la sua figura di presunto esperto di cittadinanza digitale, i servizi e i temi sui quali ha interessi economici e commerciali sia con Casaleggio Associati che con l’Associazione Rousseau.
Un oltraggio all’immagine del nostro Paese, che piega il governo all’interesse del capo del suo partito. Proprio come gli ultimi 25 anni.
Il 31 agosto 2019, prima del voto sul governo M5s-PD, Casaleggio pubblica sul sito dell’Associazione Rousseau – il Blog delle Stelle – quelle che chiama 10 “fake news” da sfatare sulla sua piattaforma. In questo articolo analizziamo i primi due punti che riguardano la proprietà di Rousseau e la sua sicurezza.
Sono, in tutto o in parte, balle. Vale la pena preparare una serie di articoli che torneranno certamente utili al prossimo voto.
Scrive Casaleggio: “La piattaforma Rousseau è gestita da un’azienda privata, la Casaleggio Associati Srl. FAKE NEWS”.
Sì, la piattaforma Rousseau è gestita da un soggetto privato. Prima era Casaleggio Associati, dal 2016 è l’Associazione Rousseau. L’Associazione è stata fondata, in circostanze singolari, da Gianroberto e Davide Casaleggio. Il primo sarebbe morto quattro giorni dopo. I due sono anche i fondatori di Casaleggio Associati. Rousseau viene fondata come spin-off di Casaleggio Associati, per salvare l’azienda dagli elevati costi del progetto. Ai fini fiscali, Rousseau è considerata un ente commerciale che vende i suoi servizi ai parlamentari del Movimento 5 Stelle, grazie allo Statuto del partito scritto da Luca Lanzalone.
Davide Casaleggio assomma tutte le cariche sociali di Rousseau e la gestisce come se fosse la tesoreria del partito. Rousseau è in realtà, come spiegato, uno spin-off di Casaleggio Associati tramite il quale Casaleggio si fa finanziare il suo progetto con soldi di provenienza pubblica.
Al punto due di quel divertente articolo, si legge: “Il voto per il Progetto di Governo non è sicuro. La piattaforma su cui si voterà è stata multata dal Garante della privacy . FAKE NEWS”
Sulla sicurezza ci sarebbe davvero molto da dire. Bisogna partire dall’assunto che il sistema informatico sicuro non esiste.
Per quanto riguarda l’infrastruttura, ci sono stati dei miglioramenti, avendo Casaleggio deciso di affidarsi a un’azienda specializzata. Sul codice invece non sappiamo nulla. Zero.
Casaleggio non ha mai rilasciato i sorgenti, quindi non sappiamo come siano calcolate le preferenze, se ci siano errori, se siano tracciati e profilati gli utenti. Sicuramente il voto, in queste condizioni, è ancora da considerarsi manipolabile.
Si dice pure che questa piattaforma è diversa rispetto a quella multata dal Garante della Privacy, ma non c’è modo, per ora, di tenere tracciati gli aggiornamenti. Anche quelli annunciati, però, non sono sufficienti per considerare affidabile il sistema. Il Garante ha già sottolineato come siano irrilevanti rispetto ai limiti tecnici e manageriali scoperti durante le loro ispezioni. Lo hanno detto esplicitamente in un comunicato il 5 aprile 2019.
Va inoltre ricordato che Rousseau e Casaleggio non hanno impugnato l’esito dell’istruttoria che ha portato alle multe: erano state violate regole, prassi, leggi.
Su proprietà e sicurezza di Rousseau, a mio avviso, si dovrebbero fare molti più approfondimenti con strumenti più simili a quelli delle procure che a quelli dei giornalisti.
Sabato sono stato al Wired Next Fest insieme a Nicola Biondo. Io e Nicola dal 2016 raccontiamo il Movimento 5 Stelle come nessun altro può farlo. Siamo stati ai vertici del partito quando è nato e quando è arrivato in Parlamento. La nostra storia l’abbiamo raccontata in Supernova, mentre il Sistema Casaleggio racconta il sistema di potere che Davide Casaleggio ha ereditato da suo padre dopo la morte di Gianroberto Casaleggio. Di questo abbiamo parlato durante il panel.