Il 19 settembre compare sul Blog delle Stelle un post (preceduto da un’intervista sul Fatto di Enrica Sabatini) in cui l’Associazione di Casaleggio invita “gli sviluppatori” a contribuire a Rousseau. Bello, finalmente rendono disponibile il codice, la piattaforma diventa Open Source! Così dice la Sabatini al Fatto, ma è – come spesso accade quando si tratta dei casaleggesi – di una balla.
Il post è un minestrone di termini tecnici o in inglese buttati lì un po’ a casaccio per impressionare. In realtà è un semplice annuncio di lavoro, peraltro molto italiano.
Non si fa cenno alla fascia di stipendio, si elencano una serie di tecnologie che “si stanno valutando” per sviluppare “le App” in “crowdsourcing” che i “contributor” sarebbe meglio conoscessero. Ma sono “aperti anche a chi conosce altre tecnologie ed ha (la d eufonica posizionata cinofallicamente è loro) voglia di imparare”. Cosa, non si sa.
Questi “contributor” saranno coordinati nientemeno che da uno sviluppatore della Silicon Valley – mecojoni.
Tutto questo per dire cosa? Che Casaleggio cerca gente che probabilmente non verrà pagata per cercare bug in un codice che scriverà il suo team di sviluppo. Del resto lavorare gratis è una delle attraenti tesi del mitico sociologo di riferimento De Masi. Attenzione: non si tratta della piattaforma vera e propria. Il codice di Rousseau non verrà condiviso né rivelato. Si tratta di sviluppare solo le applicazioni che, collegandosi a Rousseau, permetteranno di effettuare alcune operazioni.
Eh sì, perché Rousseau non è affatto un progetto Open Source né lo sta diventando. È il prodotto in un ente commerciale, venduto come servizio agli eletti del Movimento Cinque Stelle. Oggi. Domani a chissà chi altro.
Rousseau però vuole farlo testare ad altri, per scovare gli errori prima di rendere disponibili le applicazioni. Il che è in effetti una buona pratica, ma di solito quando si tratta di prodotti proprietari è un’attività che viene retribuita, e pure bene.
Fatto così, Casaleggio riuscirà solo ad attrarre i soliti cialtroni che cercano i loro quindici minuti di notorietà gratis. Altro che Rousseau open source.
I dati regalati al partito di famiglia
C’è di più. Il processo di selezione è non solo abbastanza ridicolo, ma pure vagamente borderline per quanto riguarda la gestione dei dati personali.
Si tratta di compilare con i propri dati e le proprie competenze un form e allegare un video di presentazione motivazionale. Solo che quando si arriva in fondo, scritto in piccolo, ci si accorge che i dati non li tratta l’Associazione Rousseau, ma il Movimento 5 Stelle. Prego?
Perché mai l’Associazione Rousseau fa una “call internazionale” per programmatori e subito cede i miei dati a un partito politico? Stiamo scherzando? Evidentemente non sono bastati gli 80.000 euro di multa comminati dal Garante della Privacy. C’è ancora molto lavoro per gli uffici dell’autorità.