Nel weekend Davide Casaleggio ha annunciato in pompa magna che “il voto su blockchain è realtà“. Ha subito precisato che però non è realtà: è solo uno stadio embrionale di codice che tutti possiamo visionare.
Addirittura aveva organizzato, in seno al “Villaggio Rousseau” che si è svolto a Milano, una “hackathon”. Doveva essere una competizione tra sviluppatori informatici alla fine della quale premiare le migliori idee per la democrazia diretta. Purtroppo, inspiegabilmente, la gara è andata completamente deserta. Non si è presentato nessuno. Chi l’avrebbe mai detto.
Il buon David Puente è però riuscito a capire dove trovare questo fantomatico codice. Lo potete trovare su GitHub, un servizio grazie al quale si può collaborare allo sviluppo di software.
Bene, allora c’è davvero il voto su blockchain!!! No. Niente, nemmeno stavolta.
Quello che hanno caricato è ciò che hanno chiamato una “Proof of Concept”, una porzione di codice in fase embrionale per dimostrare che ciò che dicono si possa fare. Come però fa notare il tecnico Fabrizio Carimati ciò che hanno pubblicato è un altro progetto, già esistente e già superato, a cui hanno cambiato il nome in “voting-chain”.
Carimati sottolinea pure che Casaleggio e Rousseau stanno commettendo gli stessi errori del passato. Invece di contribuire a un progetto esistente, stanno prendendo del codice e iniziando un nuovo sviluppo partendo da lì (tecnicamente si chiama “fork”). Così precludendosi la possibilità di aggiornarlo in futuro per correggere errori, problemi di sicurezza e migliorie apportate dalla comunità, proprio come avevano fatto col blog di Grillo e la piattaforma Rousseau. Recidivi.
Infine, il responsabile del progetto Vincenzo Di Nicola ha dichiarato (per semplificare) che non sarà una blockchain pubblica ma l’autenticazione e identificazione degli utenti saranno sempre in capo all’Associazione Rousseau. Auguroni.