Ieri Salvini ha fatto una dichiarazione molto interessante, ambivalente.
Ha detto che il contratto di governo può essere “ritarato“, dando anche un’orizzonte temporale: “settembre 2020”.
Molti, leggo, la interpretano come una minaccia. Io non credo sia così. Penso che questa dichiarazione dica molto dei rapporti col Movimento e delle prospettive strategiche di Salvini.
Anzitutto, significa che c’è una carta in più da giocare prima che cada il governo. In caso di crisi, si può trovare un altro accordo. Probabile che dopo il voto europeo gli equilibri politici siano diversi, con un peso delle due forze più equilibrato rispetto al voto politico. Sul tavolo, insieme alla composizione del governo, Salvini mette anche il programma.
Secondo, è una rassicurazione più che una minaccia nei confronti del Movimento. Luigi Di Maio e colleghi temono una crisi di governo come la peste. Non terrebbero i gruppi parlamentari, pieno di deputati e senatori di prima nomina che non vogliono tornare al voto. In buona compagnia: nelle stesse condizioni ci sono quasi 600 parlamentari.
Salvini sa bene che Di Maio si venderà pure le mutande prima di rinunciare al governo.
Terzo: è una rassicurazione, quella di Salvini, anche verso il proprio elettorato, molto nervoso. Passata la finanziaria, vediamo di aggiustare quel che non va.
Infine, indicare il 2020, una data lontana, dimostra la volontà di tenere in piedi la legislatura. Nemmeno la Lega, che pure ha sondaggi favorevoli, ha voglia di spendere altri milioni di euro in una campagna elettorale, magari durante una recessione.