Per capire il futuro della politica nazionale, spesso può essere utile leggere le cronache locali.
Mercoledì scorso il Giornale di Sicilia pubblica il resoconto di un’intervista televisiva di Giancarlo Cancelleri, tirapiedi siciliano di Luigi Di Maio e fratello dell’onorevole Azzurra Cancelleri, alla seconda legislatura.
L’articolo contiene una notizia e mezza. Anche al voto europeo, la prossima primavera, ci saranno candidature scelte direttamente dal Capo Politico, cioè Di Maio. L’obiettivo è raccogliere preferenze, per farlo servono volti noti. Proprio come ai collegi uninominali dello scorso voto politico. È una mezza notizia perché sembra naturale che vogliano provare di nuovo l’ebbrezza di poter distribuire potere e assicurarsi fedeltà.
La notizia vera è un’altra: Cancelleri apre ad alleanze post elettorali a livello locale e lo fa con riferimento alla Lega. Il Movimento “non fa alleanze preventive” ma con la Lega si può “trovare un punto di intesa successivo”.
Uno scenario simile, se dovesse trovare riscontri reali dopo le amministrative, significherebbe che si sta delineando la politica nazionale dei prossimi dieci anni. Uno scenario che trova riscontro a Roma (com’è ovvio) come a Bruxelles. Scrivevo qualche settimana fa come in europa il Movimento sia condannato a trovare nuove alleanze per contare qualcosa. Orfano di Nigel Farage (il Regno Unito, causa Brexit, non eleggerà europarlamentari), Di Maio e soci dovranno trovare una nuova casa, pena l’impossibilità di esercitare l’azione politica e, soprattutto, di accedere ai fondi riservati ai gruppi politici. Servono 25 parlamentari di sette paesi per formare un gruppo: l’aggancio con l’ALDE (i liberali) è fallito due anni fa, i verdi non ne vogliono sapere (e nemmeno Casaleggio).
Al Movimento, per adesso, resta il gruppo di Salvini e Marine Le Pen.