Il concetto che ha dato il titolo a questo articolo non è mio (non voglio dirvi subito di chi è per creare un po’ di hype, lo saprete fra qualche mese), ma spiega benissimo il tema che le nostre democrazie devono affrontare, e alla svelta.
Davide Casaleggio è presidente di Casaleggio Associati, l’azienda di famiglia che si occupa di tecnologia, comunicazione, strategie aziendali, ma anche presidente dell’Associazione Rousseau, alla quale il primo partito di governo ha delegato la propria amministrazione.
È anche presidente di una (piccola?) associazione culturale fondata nel nome di suo padre Gianroberto Casaleggio, che organizza cene di finanziamento durante l’anno e un grosso evento con numerose conferenze e numerosi ospiti ogni anno a Ivrea (Sum).
Casaleggio gestisce tutte le attività attraverso queste entità che assolvono a specifiche funzioni, parla ed è riconosciuto leader del Movimento 5 Stelle ma non ha alcun ruolo formale in seno ad esso e, a leggere gli statuti, non esiste procedura per rimuoverlo dal proprio ruolo.
Questa condizione gli permette di amministrare attività, relazioni, potere, influenza in totale autonomia.
La struttura che hanno costruito Gianroberto e Davide Casaleggio, attraverso la quale acquisire potere, consenso, dati e relazioni, è un pericolo per i nostri sistemi istituzionali? Siamo preparati a gestire un nuovo modello organizzativo in cui è formalmente legale l’accentramento dell’amministrazione del partito, del consenso, delle relazioni, dei processi democratici, ma il titolare di questi poteri non è sottoposto ad alcun controllo democratico?