Un fatto è sempre più chiaro, dettaglio dopo dettaglio, notizia dopo notizia: Davide Casaleggio sta capitalizzando l’ingente investimento che fece suo padre Gianroberto per costruire il Movimento 5 Stelle e il potere che ha lasciato in dote al figlio.
Padre e figlio hanno caratteri diversi, diversi approcci e diversi obiettivi. Diverse agende. Ma vivono anche in due momenti storici differenti.
Gianroberto voleva sedersi al tavolo e, per farlo, si è fatto strada a spallate digitali e insulti usando Grillo come ariete. Ha perseguito il suo obiettivo coi suoi metodi, come un mulo, senza deviazioni, senza cedimenti nelle sue convinzioni. Con reazioni il più delle volte sproporzionate rispetto ai problemi che gli si ponevano davanti. Casaleggio ha investito una montagna di denaro sottraendolo ai profitti della sua azienda pur di sedersi al tavolo.
Davide si è trovato a un passo da quel tavolo e poi ci si è seduto davvero. Quando Gianroberto è morto, il Movimento si avvicinava alle elezioni del 2018 col vento in poppa: per il salto di qualità servivano pragmatismo, strategia e il consolidamento delle relazioni coltivate nel corso degli anni.
Il modo con cui è stato ristrutturato il potere della struttura di Casaleggio, come sono state consolidate le relazioni interne ed esterne, come sono stati messi in sicurezza i ruoli, rispondono a quell’esigenza e al carattere di Davide.
È vero: nei dieci-dodici anni in cui al timone c’era Gianroberto, i Casaleggio non si sono arricchiti con la politica: hanno investito. Ora quell’investimento viene messo a frutto.
Era necessario ufficializzare le responsabilità, formalizzare la suddivisione delle attività commerciali da quelle politiche e normalizzare i rapporti con la stampa. L’intervista ai soci di Casaleggio Associati sull’ultimo numero di Panorama, ad esempio, rientra perfettamente in questo schema.
Dopo la semina, il raccolto.
Il metodo Casaleggio, il potere ai tempi di Casaleggio, è una storia che va studiata e approfondita, perché è un racconto ancora in divenire.