La sede legale di Rousseau è in via Gerolamo Morone 6, la stessa della Casaleggio Associati, il presidente dell’Associazione Rousseau è lo stesso della Casaleggio Associati, il sistema operativo dell’Associazione Rousseau è stato realizzato dalla Casaleggio Associati, il simbolo dell’Associazione Rousseau è stato registrato della Casaleggio Associati.
Il primo dipendente a tempo pieno dell’Associazione Rousseau — il fido Pietro Dettori — è un ex dipendente della Casaleggio Associati.
Ma se è normale che un padre lasci in eredità le quote azionarie dell’azienda che ha fondato al figlio, molto meno normale è che gli lasci la gestione organizzativa e tecnica del partito che ha fondato.
Cosa che avviene in due passaggi rimasti segreti fino a quando, alla fine dell’inverno 2018, un’inchiesta di Luciano Capone su Il Foglio la rende pubblica.
Quattro giorni prima di morire nella sua stanza dell’Istituto Auxologico, di fronte Gianroberto si presenta un notaio. È il momento in cui si decide la successione a Davide che riceve in consegna vita natural durante la gestione e il controllo del MoVimento.
La tempistica, lo ripetiamo, è davvero particolare: da oltre due anni il Samurai conosce la sua prognosi, eppure aspetta fino all’ultimo per sancire da un letto d’ospedale, in condizioni disperate, il passaggio di consegne.
Nasce così l’otto aprile 2016 l’associazione Rousseau, per «promuovere lo sviluppo della democrazia digitale nonché coadiuvare il MoVimento 5 stelle». È composta da solo due persone, padre e figlio, costo dell’operazione notarile, 300 euro. Non basta: con gli articoli 6 e 13 dell’atto costitutivo il potere di Casaleggio jr viene blindato: il ruolo di presidente di Rousseau sarà per sempre nelle mani di uno dei due Fondatori, solo che uno è moribondo, attaccato da due anni da un tumore al cervello e di lì a quattro giorni scomparirà.
Ancora non basta. Una settimana dopo Davide convoca una riunione rimasta segreta per due anni in cui cambia l’atto fondativo di Rousseau. Rimasto l’unico membro di Rousseau, è necessario modificare lo statuto in modo da affidare «la gestione e la rappresentanza della Associazione a un singolo amministratore».
Per farlo ha però bisogno di due «prestanome». Il 20 aprile 2016, di fronte allo stesso notaio di qualche giorno prima, si presenta Davide Casaleggio con due nuovi soci: Federico Maria Squassi e Michelangelo Montefusco.
Sono gli avvocati che, tra le altre cose, inviavano ai militanti le lettere di espulsione a seguito dei post scriptum sul Blog di Grillo. Squassi e Montefusco entrano in Rousseau «per consentire a Casaleggio — scopre Capone — l’abolizione di un organo collegiale come il Consiglio direttivo e per accentrare tutti i ruoli decisionali in un’unica figura, con i più ampi poteri di gestione e di rappresentanza ordinaria e straordinaria» e «senza limitazione alcuna». La «nuova assemblea» approva all’unanimità la nomina di Davide Casaleggio, che si astiene. Dopo la riunione, i due legali entrati in Rousseau escono dall’associazione. È passata un’ora appena. Il gioco è fatto, l’italian job di Davide riesce perfettamente.
È la nascita di qualcosa di unico al mondo: Davide diventa gestore a vita dei big data del MoVimento, delle sue procedure decisionali, lega a sé, anche economicamente, le sorti del primo partito italiano con una associazione privata. Ed è il capo di una società che si occupa di web marketing. Ossia gestisce milioni di dati. Chi ci dice che quei dati non possano essere utilizzati commercialmente?
Ma il mondo fino a quel momento non sa nulla: solo il 25 aprile 2016 sul Blog si annuncia la nascita di Rousseau. Non lo fa Davide ma una lettera postuma di Gianroberto: lo statuto che lui ha firmato mentre si trovava in condizioni disperate in un letto d’ospedale è però cambiato, come abbiamo visto.
Il 5 maggio Davide Casaleggio ammanta la sua operazione con un gesto «liberale»: fa entrare in Rousseau due persone in rappresentanza del M5s, il consigliere comunale di Bologna Max Bugani e l’europarlamentare David Borrelli. I due però, per statuto, non hanno alcun potere: lo dirà lo stesso Borrelli qualche mese dopo. «Non so nulla, sono in quell’associazione perché Beppe mi ha chiesto di esserci, ma è come se non ci fossi. Tutti gli incarichi sono intestati a Davide Casaleggio». Davide trova la sua gallina dalle uova d’oro.
Il nuovo statuto del partito, datato 30 dicembre 2017, blinda l’accordo con il partito. Gli strumenti informatici del MoVimento saranno forniti da Rousseau, per sempre. Il regolamento per le candidature quantifica una cifra: tutti gli eletti in Parlamento dovranno obbligatoriamente versare una «tassa» da 300 euro al mese nelle casse dell’associazione di Casaleggio.
Provate ad immaginare se Renzi avesse auto in eredità dal padre un’azienda a cui il PD avesse dato in appalto e per sempre il sistema informatico del partito.
Mentre la sua società per tre anni di seguito perdeva fatturato, con 330 eletti la Rousseau di Casaleggio drenerà circa 6 milioni di euro in cinque anni e vedremo se saranno presi dallo stipendio o rendicontati e quindi saranno soldi pubblici. Su come Rousseau spende i soldi c’è buio pesto, così come non sappiamo chi siano i clienti della Casaleggio Associati. Il fornitore di servizi Davide Casaleggio potrebbe dire se il sistema informatico che costa ai parlamentari 300 euro al mese è stato messo a punto dai suoi dipendenti e se questi siano stati pagati? C’è stato un passaggio di denaro tra le due entità dirette dallo stesso presidente?
La piattaforma Rousseau è obsoleta e inefficiente, e per questo preda di incursioni hacker. Chi può negare la possibilità che i dati di Rousseau non siano merce di scambio?
Nonostante le roboanti dichiarazioni sulla democrazia diretta di Rousseau, il contributo degli iscritti all’attività parlamentare tramite la piattaforma online è prossimo allo zero.
Nonostante questo, l’Erede per successione azionaria afferma che i vecchi partiti sono «obsoleti e diseconomici…» mentre noi «garantiamo un servizio migliore e siamo più efficienti».
O anche: «sono un semplice iscritto che offre volontariamente e gratuitamente assistenza tecnica».
Di bugie e segreti questa storia è piena.