Ieri abbiamo svelato una delle fonti di Supernova, il libro che abbiamo scritto per raccontare segreti, bugie e tradimenti del Movimento 5 Stelle e abbiamo consegnato a Repubblica documenti che provassero lo scambio di informazioni. A Repubblica abbiamo spiegato le motivazioni che ci hanno portato a fare questa scelta:
Ci siamo chiesti a lungo se continuare a coprire una delle tante fonti che ci hanno permesso di scrivere Supernova e che sapevamo stesse mentendo pur essendo un Parlamentare della Repubblica. Ora pare che occuperà addirittura ruoli di governo. Prima che accada, riteniamo giusto fornire ai lettori le informazioni in nostro possesso utili a giudicare i comportamenti di un possibile ministro o sottosegretario. Si è dimostrata capace di comportamenti pubblici opposti a quelli privati per fini che, evidentemente, attenevano alla sua personale carriera e crediamo che l’interesse pubblico prevalga sulla necessità deontologica di tutelare una fonte.
Come ci aspettavamo, abbiamo ricevuto critiche che possiamo sintetizzare in: avete sbagliato, le fonti non si rivelano.
Non abbiamo preso questa decisione né in fretta né a cuor leggero. È evidente che rompere il patto che lega lo scrittore/giornalista alla sua fonte è un atto che va ragionato — e per questo ci abbiamo riflettuto per mesi anche chiedendo consiglio ad alcuni amici giornalisti — e spiegato. Eccoci qui, dunque.
Un parlamentare di peso aveva deciso, consapevolmente, di aiutarci in una “operazione trasparenza” rispetto ai metodi utilizzati dai suoi colleghi di partito per arrivare al potere. Laura Castelli, rispondendo alle nostre domande e sapendo che le sue risposte sarebbero state riportate nel nostro libro, ci ha raccontato l’influenza di uomini di Casaleggio Associati sui parlamentari, incluso il vicepresidente della Camera; i metodi della propaganda; la road map per scalare il partito ed escludere dalla catena decisionale i suoi fondatori. Soprattutto, ci ha raccontato in diretta la rivolta della fine del 2016 per impedire quella scalata. Fu una delle anticipazioni di Supernova, che dal Movimento negarono con forza. Voleva denunciare i metodi imperanti per farli conoscere attraverso di noi, ma poi ha deciso di usare quegli stessi metodi per raggiungere il successo personale.
Molti mesi fa, improvvisamente, Castelli ha deciso unilateralmente di non essere più una nostra fonte. Anche allora, e fino a ieri, abbiamo onorato la nostra parte di accordo continuando a garantire che la sua identità rimanesse coperta.
Quali fossero i suoi interessi non ci riguarda. Noi abbiamo anzitutto siglato un accordo con i nostri lettori quando abbiamo chiesto loro di finanziare il nostro lavoro, promettendo di raccontare tutto quanto avessimo scoperto: per farlo, abbiamo stretto un patto, subordinato a quell’accordo, con un influente parlamentare della Repubblica: informazioni in cambio di anonimato. L’On. Castelli era consapevole che le sue rivelazioni sarebbero state utilizzate per il nostro lavoro.
Il nostro impegno con voi lettori non è cambiato: abbiamo continuato a raccontarvi quanto ritenevamo fosse di interesse pubblico. Ed è questo che ha prevalso nella nostra decisione.
Era noto che l’On. Laura Castelli fosse in procinto di entrare al governo come ministro delle Infrastrutture o della Pubblica Amministrazione. Nel primo caso avrebbe gestito qualche centiaio di miliardi di euro di soldi pubblici, nel secondo le vite lavorative di oltre tre milioni di dipendenti dello Stato. Abbiamo ritenuto che fosse prevalente l’interesse del pubblico, tutto il pubblico, non solo chi ha letto il nostro libro, avere le informazioni in nostro possesso per formarsi una più completa opinione su un possibile futuro ministro, in predicato per ruoli così importanti.
Se non l’avessimo fatto, peraltro, l’On. Castelli avrebbe svolto le sue mansioni sapendo che avevamo queste informazioni in nostro possesso e che, se avessimo voluto, avremmo potuto renderle pubbliche.
Ci ha colpito, tra tutti i commenti ricevuti, la frase di un importante giornalista: “Tutti hanno mail e sms pregressi di politici assortiti e importanti. Ma se li tengono.”
Questa affermazione rivela una realtà: nella classe dirigente di questo Paese ci sono due categorie, politici e giornalisti, vincolate da una rete di influenze che si tengono tra loro. Rete, intendiamoci, legittima finché i giornalisti la utilizzano per il fine ultimo di consegnare ai lettori quante più informazioni possibili sui servitori pubblici.
Noi non pensiamo che tutte le fonti vadano rivelate. Non sempre il politico, nel fornire le notizie al giornalista, mente al suo elettorato. Quando lo fa, però, diventa una notizia. E se quel politico deve gestire miliardi di euro di soldi pubblici o milioni di contratti del pubblico impiego allora è una notizia che riteniamo degna di essere divulgata. A quel punto, e questo abbiamo ritenuto fosse il caso, sulla garanzia a un potente prevale il patto coi lettori ai quali abbiamo promesso di far giungere le notizie.
Marco Canestrari e Nicola Biondo