Lettera a un leader traditore
Siamo nel 2014, l’anno della bruciante sconfitta del MoVimento 5 Stelle alle elezioni europee. A ottobre viene organizzata la manifestazione “Italia 5 Stelle”, la festa del partito, e accade l’inverosimile. La bestemmia in chiesa. Un gruppo di attivisti sale sul palco, espone uno striscione che recita “OccupyPalco” e snocciola una serie di domande ai dirigenti del partito, dai vertici Grillo e Casaleggio ai parlamentari.
In Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle, abbiamo raccontato come nasce quella protesta e come, da lì, iniziò uno dei periodi più cupi della storia del M5s, le cui conseguenze, come vedremo, arrivano fino ai giorni nostri. Leggi tutta la storia su Supernova — Com’è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle, disponibile su Amazon, Google Play, iBooks, IBS, e Kobo.
È notizia di questi giorni il fatto che ad alcuni ex attivisti esplulsi viene proposto, per ritirare le cause che spaventano Beppe Grillo, il reintegro e la possibilità di candidarsi nel MoVimento. Uno degli organizzatori di OccupyPalco scrive oggi una lettera aperta a Beppe Grillo, che qui pubblichiamo.
Caro Beppe, forse non ti ricorderai di me anche se ci siamo visti molte volte, quando venivi a Roma ero spesso uno dei tuoi “angeli custodi”: sono un attivista come tanti, o forse dovrei dire ero un’attivista.
Leggo dai giornali che stai offrendo ad alcuni (ex) attivisti di Napoli espulsi dal MoVimento il reintegro e la candidatura (o la candidabilità) se rinunceranno alle cause contro di te.
Il 20 ottobre del 2014 con un PS mi hai cacciato insieme a 3 compagni (Orazio Ciccozzi, Daniele Lombardi e Pierfrancesco Rosselli) dalla comunità di persone con cui ogni giorno lottavamo spalla a spalla per portare trasparenza, onestà e le stelle a noi tanto care. Il motivo? Avevamo fatto troppe domande!
Forse non ti ricorderai di noi, forse non hai nemmeno capito le conseguenze di un gesto per te così banale, così normale, poi diventato anche così frequente, come l’espulsione.
Vorrei provare a descriverti cosa succede ad una persona che ha subìto il tuo tanto usato e abusato provvedimento.
Da un momento all’altro le persone che erano quasi la tua famiglia, quelle con cui condividevi tutto, iniziano a guardarti male: quando entri in una stanza qualcuno sussurra alle tue spalle, iniziano le maledicenze, le piccole calunnie, vieni estromesso dai progetti a cui partecipi, da quelli che tu stesso hai avviato. Sui tuoi profili social iniziano a comparire i bastonatori, i troll, quelli che sono così stupidi da non capire che stanno “guadagnando punti” sulle spalle della vita di altre persone o quelli a cui non frega niente, semplicemente.
Chi viene espulso dal MoVimento nel giro di 3 o 4 settimane è costretto a cambiare il 95% delle sue amicizie: nessuno ti parla più pubblicamente — il rischio di contagio è altissimo — e in molti vivono nel terrore di perdere tutto; non tanto uno strapuntino (quello è un appetito più dei nuovi arrivi, che hanno visto come funziona e in gran parte arrivano preparati con l’anima già mezza venduta) quanto proprio perdere il rispetto delle persone con cui si condivide la quotidianità.
Il MoVimento per anni è stato come una famiglia per tanti attivisti: si passavano giorni e sere a mettere insieme energie e competenze, a volte misere a volte più importanti ma con obiettivi chiari, semplici, in cui non c’era un pensiero al posto in regione o al seggio in Parlamento ma solo come far arrivare alle persone il messaggio che il mondo stava cambiando, che tramite la rete, se usata bene, si potevano fare cose impensabili per dei normalmente isolati cittadini.
Tu e Gianroberto però non volevate che la rete fosse utilizzata liberamente, non l’avete usata in modo aperto, avete cercato di cavalcare il drago, magnificandone la bellezza e il diritto alla sua libertà all’esterno ma incatenando la creatura che avevate risvegliato opponendovi ogni tentativo di sperimentare sistemi di democrazia partecipata avete risposto serrando sempre più le fila, avete iniziato ad andare contro ad ogni singolo articolo del Non Statuto, pur di non permettere che il fulcro del messaggio con cui avevate chiamato alle armi migliaia di attivisti prima e milioni di votanti dopo venisse realizzato.
Così progetti evoluti e condivisi, open source come Liquid Feedback, Airesis e Parelon sono stati gettati in cantina per far posto a Rousseau.
Le piattaforme del Movimento 5 Stelle, caro Beppe, le riconosci subito: database bloccato che diventa proprietà di chi lo gestisce, controllo centrale totale e soprattutto funzionalità ridotte al minimo per non essere pienamente utilizzabile dalla massa.
Poi stasera sento Di Maio in televisione da Fazio che parla di difesa dei più deboli come linea guida nello spirito del MoVimento, e non posso non chiedermi dov’era lui, dove erano tutti i parlamentari del M5S mentre uno dietro l’altro venivano traditi tutti i valori fondanti del Movimento, mentre le regole venivano piegate e plasmate a seconda dell’esigenza di pochi, in stanze chiuse e ben lontano da quel popolo della rete di cui si professa il primato e l’appartenenza?
Che significato diamo alle parole se possiamo permetterci per inseguire l’elettorato dire tutto e il contrario di tutto?
E allora cerco di soffermarmi sul significato di questa tua apparente apertura, Beppe: annulli le espulsioni, stendi la tua potente mano e lavi via le colpe da quei poveri peccatori (a tuo dire, un tempo) che possono ricongiungersi al gregge e accettare le offerte di benevolenza che tu elargisci.
Io non cerco rivalsa, non ho mai avuto bisogno né di denaro in eccesso né di un posto al sole, quando sono salito su quel palco per occuparlo per 10 minuti dopo anni di sacrifici e impegno l’ho fatto per amore del Movimento, perché non volevo che diventasse un tempio in cui fare mercimonio, uno specchietto per le allodole per attirare qualche milione di persone a pensare di star facendo la rivoluzione.
Noi di Occupypalco c’eravamo goliardicamente chiamati così proprio per sottolineare la frenesia con cui si trasferiva la centralità di ciò che conta dalla rete al palco, da attivisti ad arrivisti in un periodo brevissimo.
Non siamo mai andati in televisione e non abbiamo rilasciato interviste, perché stavamo mandando un messaggio a tutti gli attivisti che ancora credevano nel progetto originale, che ancora pensavamo di poter coinvolgere in un processo di dialogo e presa di coscienza.
Non avevamo fatto i conti con la mutazione profonda che, metodi così repressivi della libertà di pensiero e di espressione avevano scatenato nel gruppo ormai diventato branco.
Credo dovrebbe essere chiaro a tutti che se hai fatto la rivoluzione il tuo modo di pensare deve per forza cambiare rispetto a prima.
“Ad ognuno il suo mondo, ad ognuno il suo mondo, ad ognuno il suo mondo…” continuava a ripetere stasera Di Maio a Fazio, riferendosi a quello del Giornalismo per Fabio, e a quello della “Politica” per se stesso, o forse del “Potere”??
Io non ce l’ho con te, Beppe, o con Di Maio o con qualsiasi altro abbia avuto un ruolo in questa mutazione, siamo esseri umani e sbagliamo, ma sinceramente non posso accettare l’idea che a te non venga in mente nient’altro per espiare i tuoi errori che una proposta passata tramite avvocati di utilizzare le candidature come risarcimento alle vittime dei tuoi errori e delle tue leggerezze, quando tu non hai nessun diritto di togliere o offrire alcun che.
In te non riesco a percepire nessun grado di rincrescimento per ciò che hai fatto, per come hai guidato malamente il movimento verso un vortice implosivo che lo ha trasformato in quello che non posso che definire come un incubo oscurantista per il libero pensiero e la partecipazione.
Mi rendo conto che vorrei dirti troppe cose e vorrei davvero che le ascoltassi ma non c’è stata in te traccia di ascolto sinora, sei sempre andato dritto come un treno, giocando a tuo piacimento con la legge e con le regole, confondendo associazioni e travasando dati come tutto fosse tuo e tutto ti fosse dovuto.
Ti invito quindi a confrontarti pubblicamente con me, con Pizzarotti, con Roberto Motta, con tutti i cittadini che hai espulso, per ascoltare, confrontarsi, crescere insieme.
Sei stato comunque un padre per noi, la nobiltà l’hai persa troppo presto, ma se si vuole si può sempre recuperare. Ti prego seriamente di pensarci, di invitare i parlamentari uscenti a non ricandidarsi, a rendersi disponibili tutt’al più a fare da assistenti a persone selezionate in modo diverso che non una votazione dall’oggi al domani sui sistemi controllati dal tuo partner commerciale in modo che venga premiato chi è stato più aderente al pensiero unico e non chi si è dato da fare per far si che questo pensiero evolvesse.
Affrontiamo insieme in rete i nodi da risolvere: queste associazioni fittizie, la figura giuridica del MoVimento, i sistemi di consultazione (Open Source), di voto, la creazione di una scuola politica in rete del M5S. Io credo che siamo sempre in tempo a cambiare, sia come esseri umani che come sistema, dobbiamo solo mettere da parte un po’ del nostro Ego per lavorare davvero mettendo il Tutti Noi davanti.
Che faccio allora Beppe? Aspetto una tua chiamata pubblica ad una tavola rotonda o se la attesa si protrarrà ti farò chiamare io…
Giorgio Filosto